Lodi, 18enne si toglie la vita: "Condannate i quattro medici"

Lodi, richieste del pm per il suicidio di una giovane ricoverata

Medici

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Lodi, 15 febbraio 2018 - I medici avrebbero dovuto evitare la tragedia. È questa la tesi avanzata dal pm Sara Mantovani nel processo a cinque medici dell’ex Azienda ospedaliera di Lodi accusati di omicidio colposo per il suicidio di una diciottenne ricoverata nel centro psico-sociale di Lodi. La vicenda risale a quasi otto anni fa. É la notte del 1 luglio 2010 quando una diciottenne lodigiana, ricoverata nel reparto di Psichiatria dell’ospedale di Codogno, subisce violenza da un altro paziente 32enne. Quattro mesi più tardi, a ottobre, la giovane, che nel frattempo è stata trasferita in un centro psico-sociale di Lodi, apre una finestra e si lancia nel vuoto.

Il caso è stato riaperto dalla Procura di Lodi nel 2016. Per quattro dei cinque medici che sono ora a processo l’accusa ha formulato condanne per quasi 15 anni. Il pm Mantovani ha chiesto al giudice Francesca Lisciandra la condanna a 4 anni per l’ex direttore della Psichiatria di Codogno, il pavese Eligio Gatti, e per il medico Emilio Grazioli, 63 anni di Codogno, e a 2 anni e 6 mesi di reclusione per lo psichiatra Armando Marni 60 anni e per Maria Elisabetta Pionetti, 56 anni, all’epoca responsabile del centro psico-sociale di Lodi. L’accusa ha chiesto l’assoluzione con formula dubitativa per il ginecologo Valerio Comerci, 55 anni. Secondo la Procura, i camici bianchi non avrebbero impedito che la ragazza arrivasse a compiere quel gesto estremo e, sostiene sempre l’accusa, avrebbero commesso l’imprudenza di dimetterla dall’ospedale trasferendola in una struttura giudicata non adeguata. La famiglia della ragazza si è costituita parte civile con l’avvocato Maurizio Motta. Il processo dovrebbe chiudersi il 27 febbraio.

Molti gli aspetti sui quali le difese degli imputati hanno cercato di fare chiarezza nel dibattimento. A cominciare dal rapporto di causalità tra la violenza subìta a luglio e la morte, avvenuta a qualche giorno di distanza per le lesioni riportate nel tragico volo dalla finestra del secondo piano del centro psichiatrico di Lodi. E' agli atti che pochi attimi prima di lanciarsi la giovane avrebbe avuto un pesante litigio con la madre con la quale si era quel giorno recata a un convegno organizzato dall’associazione dei pazienti della psichiatria. E poi, sempre secondo i difensori, la ragazza sarebbe stata trasferita in un altro centro su richiesta dei genitori e con adesione volontaria essendo maggiorenne, e non avrebbe manifestato segnali che lasciassero presagire il dramma. Per la violenza subìta in ospedale, dove la giovane era rimasta poi ricoverata per altri tre mesi, è accusato il paziente 32enne che tuttavia è ancora ricoverato nell’ospedale psichiatrico giudiziario a Castiglione delle Stiviere e non è stato ancora giudicato in grado di sostenere il processo.