I regali solidali del prossimo Natale? Preparati da un gruppo di musulmani

Graffignana, ospiti di una struttura in collina. «Per noi è normale»

Operatori e migranti nell’agriturimo Trianon (Cavalleri)

Operatori e migranti nell’agriturimo Trianon (Cavalleri)

Graffignana, 19 novembre 2017 - Il mercatino del Natale solidale aprirà tra venti giorni, a Lodi, e loro stanno già preparando oggetti da vendere a scopo benefico. La particolarità è che sono tutti mussulmani, richiedenti asilo che il Movimento Lotta per la Fame nel Mondo di Lodi gestisce in una struttura in località Trianon, tra i vigneti della collina verso Miradolo. Sono tutti nordafricani con un’età media di 25 anni, arrivati, più o meno tutti dopo essere transitati per la Libia ed avere affrontato le insidie del Mediterraneo sui barconi, da Senegal, Mali, Nigeria, Gambia, Costa d’Avorio, Camerun e Marocco. In 3, sui 33 ospiti attuali (sono lì da circa 6 mesi; ma il centro Trianon, con 11 camere, è operativo dal settembre 2015) già lavorano in una lavanderia, in un maneggio e in un’attività ittica della zona. Uno si allena col Sancolombano calcio. Gli altri, terminati i corsi di italiano e svolto i loro turni di autogestione della struttura, si ritrovano a svolgere i laboratori prenatalizi. Per loro, assicurano, è tutto ‘normale’: in Gambia e Senegal sottolineano alcuni "non c’è differenza, nonostante le religioni diverse, tra cattolici e mussulmani"; "ogni festa era condivisa"; "alcuni amici erano cristiani"; "per il Natale era nostra usanza travestirci con maschere raffiguranti animali" e "intonare cori", conclude uno dei giovani cantando nella sua lingua. E così, con materiale riciclato, hanno iniziato a rivestire vasetti di vetro o a svuotare tappi di sughero per poi riempirli di terra e piantine grasse. Un sarto del Gambia sta realizzando delle fascette per capelli. Un marocchino, invece, cura le due piccole serre finanziate da Amazon con mille euro tramite il progetto ‘Orti senza frontiere’ che ha visto anche momenti formativi e la creazione, appunto, di un orto per l’autoconsumo. A gestire la comunità un’educatrice e due operatori di Mlfm: ma a garantire un monitoraggio costante, anche notturno, e a fare da mediatori, sono due ragazzi (vivono in due mini alloggi), uno del Senegal e uno del Mali, che hanno già ottenuto il permesso d’asilo e conoscono bene le procedure, gli uffici. "Un gruppo di studenti universitari viene a dare lezioni aggiuntive di italiano; noi cerchiamo di farli ‘dialogare’ nella nostra lingua attraverso giochi di società, canzoni, partite di pallone – spiega la cordinatrice del progetto d’accoglienza, Sofia Marconi –;. Se vediamo che qualcuno si isola intervengono le psicologhe: in molti hanno subito violenze, soprattutto in Libia. Il loro sogno? Giocare a calcio con scarpe Nike. E ottenere l’asilo, un lavoro, in qualche caso ricongiungersi con un familiare".