"Pizzocolo era lucido nonostante le urla. Voleva solo uccidere". Le motivazioni dell'ergastolo

Depositata la sentenza. I giudici accolgono la tesi del pm: il ragioniere di Arese di 42 anni agì "con premeditazione e con brutalità" uccidendo e stuprando Lavinia Simona Aiolaiei

Il ritrovamento

Il ritrovamento

San Martino in Strada (Lodi), 20 giugno 2015 - "Pizzocolo ha agito con brutalità verso Lavinia, noncurante delle urla disperate della ragazza. È sempre stato lucido e cosciente. Voleva solo ucciderla". È uno dei passaggi delle motivazioni della sentenza con cui i giudici della Corte d’Assise di Busto Arsizio hanno condannato all’ergastolo, con dodici mesi di isolamento diurno, Andrea Pizzocolo, 42enne ragioniere di Arese, accusato dell’omicidio della escort di 18 anni Lavinia Simona Aiolaiei, strangolata in un motel a Olgiate Olona (Varese) nel settembre del 2013 e abbandonata in un campo a San Martino in Strada.

Nella stanza del motel, l’imputato, aveva compiuto un vero e proprio stupro a più riprese della ragazza ormai morta per asfissia a causa delle fascette da elettricista che le aveva stretto attorno al collo. Scene che l’uomo aveva l’abitudine di riprendere con una telecamera installata nella stanza. Per i giudici c’è stata premeditazione da parte di Pizzocolo, che già la sera prima dell’omicidio aveva incontrato Lavinia nella sua abitazione di Arese, tentando di soffocare la giovane escort con le stesse fascette di plastica che avrebbe utilizzato per uccidere la ragazza poche ore più tardi. Ma, in quell’occasione venne risparmiata. Nessun gioco erotico finito in tragedia. La Corte d’Assise di Busto Arsizio ha accolto la tesi del pm Raffaella Zappatini, che al processo aveva sostenuto l’accusa di omicidio premeditato per il semplice fatto che l’uomo non aveva portato con sé un taglierino per liberare Lavinia dalla morsa delle fascette.

Dalle motivazioni della sentenza emerge che Pizzocolo non è un tossicodipendente: la dipendenza dalla cocaina, per i giudici della Corte d’Assise di Busto Arsizio, non avrebbero inciso sul comportamento dell’uomo. "Le scuse alla famiglia di Lavinia non sono mai state pronunciate da Pizzocolo – spiega Tiziana Bertoli, legale dei familiari di Lavinia ai quali è stato riconosciuto un risarcimento complessivo di oltre 235mila euro –. La sentenza decisa dai giudici della Corte d’Assise di Busto Arsizio è stata esemplare per un episodio grave come questo". Entro le prossime settimane, l’avvocato della difesa, Vincenzo Lepre, presenterà il ricorso in appello. "Chiederemo che non ci siano riduzioni sulla pena inflitta a Pizzocolo – dichiara l’avvocato Bertoli –. È una sentenza di primo grado che ci accontenta. Giustizia è stata fatta".