Coronaviurs, il 'paziente 1': "Ho lottato per vedere mia figlia. E ce l'ho fatta"

Il racconto di Mattia Maestri in una lunga intervista a Sky Tg 24: la terapia intensiva, la perdita del padre, la nascita della bimba

Mattia Maestri, il 'paziente 1'

Mattia Maestri, il 'paziente 1'

Codogno (Lodi), 5 giugno 2020 - "Una domenica sera mi sentivo un pò debole e avevo la febbre un pò alta. Pian piano è aumentata e allora sono andato al Pronto soccorso. Le analisi hanno detto che era una lieve polmonite e mi è stato suggerito di curarla a casa, in quanto nei soggetti giovani è una pratica che viene svolta così. Al mio ritorno a casa con antibiotico, però la febbre è aumentata e mi sono ripresentato al Pronto soccorso. Da lì in poi la febbre è cresciuta ancora fino a quando sono stato portato in terapia intensiva. Ma fino a quel momento nessuno sapeva dirmi nulla. Se penso oggi a un episodio capitato durante il mio secondo ricovero sorrido. Chiedo a un operatore sanitario se potesse essere un caso di coronavirus e in dialetto mi risponde 'il coronavirus Cudogn' ensà nianche addu stà', che significa 'il Coronavirus non sa neanche dove sia Codogno' e invece siamo stati l'inizio di tutto".

La perdita del padre

Lo ha detto a Sky TG24 Mattia Maestri, il ' paziente 1' di Codogno, in un'intervista integrale che andrà in onda domani, sabato 6 giugno, alle 14.30 su Sky TG24. "Penso che sia stato più di un film quello che è successo. La mia malattia, la mia guarigione, il fatto che sia mia madre che mio padre che Valentina si siano ammalati, mia madre e Valentina sono guarite, mio papà non ce l'ha fatta. E poi la nascita di Giulia, tutto concentrato in un mese e mezzo scarso, è una cosa da film, forse anche di più di un film», dice Mattia Sky TG24. "Però il lieto fine con la nascita di Giulia c'è. E tutto il resto l'ho voluto mettere in secondo piano. Di mio padre non mi hanno detto nulla subito. L'ho saputo mezza giornata prima che se ne andasse. Mio padre è stato ricoverato anche lui in terapia intensiva a Varese e, solo dopo aver avuto il telefono, parlando con mia madre, ho saputo che era grave. Dopo mezza giornata, il 19 marzo, nel giorno della festa del papà, lui se n'è andato".

La nascita della figlia

"Giulia è arrivata con anticipo, ma anche se non ero nel pieno delle mie forze sono riuscito ad assistere al parto. Ancora oggi, che sono ancora a riposo, me la godo tutto il giorno. Mi sono addormentato con questo pensiero" di mia figlia che stava per nascere - ha proseguito -. "Appena prima che mi addormentassero, proprio perché ancora non si sapeva che era Covid, ho avuto la possibilità di incontrare Valentina. Mi ricordo di aver accarezzato il suo pancione e di averle detto che avrei fatto di tutto per tornare. E ce l'ho fatta". Quando racconterò questa storia a mia figlia Giulia ricorderò "innanzitutto il dottor Bruno, il mio nuovo papà. Io ho perso il mio per questa malattia ma Bruno che mi ha salvato lo considero così. E poi la dottoressa Malara. E' stato grazie al suo intuito e al suo coraggio che è stato scoperto il coronavirus".