Un’impronta sull’auto di Teresa e Trifone: "Ma quella non era la mano di Ruotolo"

Colpo di scena nell’aula della Corte d’Assise di Udine

I genitori di Teresa Costanza, uccisa con il fidanzato, aspettano dal processo in  Corte d’Assise la verità sull’omicidio

I genitori di Teresa Costanza, uccisa con il fidanzato, aspettano dal processo in Corte d’Assise la verità sull’omicidio

Lodi, 20 giugno 2017 - C'è un'impronta palmare lasciata sul parabrezza della Suzuki Alto bianca, l’automobile a bordo della quale si trovavano la lodigiana Teresa Costanza e Trifone Ragone quando sono stati uccisi, il 17 marzo 2015, nel parcheggio del palasport di Pordenone. Una traccia importante per l’accusa, ma che i Ris di Parma hanno escluso possa appartenere a Giosuè Ruotolo, il 27enne militare campano, unico indiziato per il duplice omicidio. Colpo di scena, ieri, nell’aula della Corte d’Assise di Udine.

La difesa di Ruotolo ha convocato gli esperti Alessandro Dessì e Giorgio Avvantaggiato. Entrambi militari del Reparto investigazioni scientifiche che si sono occupati del caso di Pordenone, analizzando il luogo del delitto. Dessì è stato sentito in merito all’impronta palmare rinvenuta sul parabrezza della Suzuki Alto di Trifone Ragone e Teresa Costanza, escludendo che possa essere riconducibile all’imputato. Avvantaggiato, il maresciallo capo che scoprì sui leggings di Yara Gambirasio sottili fili di tessuto appartenenti al rivestimento dei sedili del furgone di Massimo Bossetti, ha analizzato l’automobile della coppia.

Secondo la ricostruzione fornita dai consulenti della difesa dell’imputato, l’assassino si sarebbe appoggiato sul parabrezza della Suzuki della lodigiana Teresa Costanza prima di fare esplodere i cinque colpi di pistola a bruciapelo. «L’impronta non è quella di Ruotolo - spiega l’avvocato difensore Roberto Rigoni Stern -. È un aspetto molto importante. Il mio assistito non c’entra niente con questa vicenda. La Procura è in difficoltà e non riesce a dimostrare niente nei confronti di Ruotolo. Ci sono sempre e solo indizi nei suoi confronti. Nessuna prova».

La lista dei testimoni della difesa si concluderà durante l’udienza di venerdì. Poi, l’accusa ha chiesto ai giudice della Corte d’Assise di Udine di convocare altri 25 testi per essere ascoltati in aula. «È chiaro che dalle deposizioni emerse non è possibile incolpare del duplice delitto Giosuè Ruotolo - prosegue l’avvocato Rigoni Stern -. Aspettiamo di capire come si muoverà la Procura. Noi, intanto, abbiamo chiesto di fare una perizia sui tessuti di Trifone Ragone per fare chiarezza su alcune ferite trovate sul suo volto. Sembrerebbe che possano essere dovute a un’aggressione fisica. Forse si nasconde lì qualche traccia del vero killer».