Delitto di Pordenone: "Fui assoldato per uccidere Teresa e Trifone"

L'uomo cui sarebbero stati offerti 100mila euro per l'assassinio parlerà in aula il 12 maggio

I fidanzati Trifone Ragone e Teresa Costanza

I fidanzati Trifone Ragone e Teresa Costanza

Zelo Buon Persico (Lodi), 6 maggio 2017 - "Dovevo uccidere Teresa e Trifone" Gli inquirenti non hanno mai creduto alla versione di Lorenzo Kari, nomade di 54 anni, oggi in carcere a Padova per furto, che nel luglio 2015 aveva detto alla Procura di Pordenone di essere stato ingaggiato per uccidere i fidanzati dietro un compenso di 100mila euro da parte di un imprenditore bresciano. Kari, chiamato a testimoniare dalla difesa, verrà ascoltato dalla Corte d’Assise di Udine il 12 maggio nel processo a Giosuè Ruotolo, il 27enne militare campano, unico imputato per il duplice omicidio della lodigiana Teresa Costanza e del commilitone Trifone Ragone, uccisi il 17 marzo 2015 a colpi di pistola nel parcheggio del palazzetto dello sport di Pordenone. Il "supertestimone" degli avvocati Roberto Rigoni Stern e Giuseppe Esposito, che assistono Ruotolo, avrebbe dovuto sedere ieri sul banco dei testimoni, ma non si è presentato per un problema di salute. Kari aveva detto agli inquirenti della pista bresciana per il duplice delitto. Ai pm Kari aveva raccontato che mentre era in cella a San Vittore, fra il 4 dicembre del 2013 e il 15 maggio del 2014, aveva conosciuto un imprenditore, un certo "Gianni", che gli aveva offerto 100mila euro per assassinare due ragazzi a Pordenone: temeva che Teresa potesse rivelare alle autorità informazioni sull’omicidio di Tiziano Stabile, avvenuto a Bedizzole, nel Bresciano, nel novembre 2014.

Dopo la scarcerazione, nel settembre 2014, un certo Mario aveva fatto visita a Kari a Forgaria (Udine), dove lui risiede, chiedendogli di fare un sopralluogo a Pordenone nella zona del palazzetto. Mario lo aveva rassicurato: sarebbe stato lui a procurargli un’arma, una calibro 7.56. Kari, però, ha sempre ribadito agli inquirenti di non aver mai avuto intenzione di commettere il delitto, ma soltanto di intascare il denaro. Così alle due successive visite di Mario non si era più fatto trovare. "Confermerà quanto detto - spiega l’avvocato di Kara, Maurizio Mazzarella -. Farà nomi e cognomi". Nell’udienza di ieri è stato ascoltato Francesco Persechino, comandante del plotone C3, dove lavoravano Trifone e Giosuè. In merito a Ruotolo, l’ufficiale ha riferito che "a gennaio o febbraio del 2015, mi palesò il problema della sua ragazza che, in seguito a una caduta, aveva problemi alla testa che le provocavano svenimenti. Subito ne parlai con il comandante di compagnia e lo portai a rapporto da lui". In aula anche Sara Corvino, ragazza che ha un bar nella zona di Pordenone, che in una circostanza aveva conosciuto una ballerina di nome Greta, il nome d’arte di Teresa. "In quell’occasione venne a prenderla una persona di circa 65 anni, con una macchina lunga, probabilmente una Audi Sportback scura", ha detto in aula la teste.