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NON DI SOLI capolavori è fatto il jazz. Ma anche di passione, composizione (di note e diari del sentimento), conquista. L’incontro con Gabriele Boggio Ferraris è stato casuale. Conosco sua madre, ma il suo album d’esordio «Say the Truth», mi è arrivato da un amico che coltiva i miei amori.
Ho scambiato con Gabriele poche parole di condivisione e simpatia. Potrei aggiungere, dopo l’ascolto, stima. Gabriele vive fra Milano e Lodi, ha studiato batteria con Stefano Bagnoli e il vibrafono da autodidatta come Paolo Conte. Gli piacciono i pianisti. Brad Meldhau, Michel Petrucciani (Keith Jarreth e Chick Corea). E’ stato influenzato da Trane e Miles ma anche e soprattutto da Path Metheny (il jazz è acustico ed elettrico), l’estetica è boreale, l’imprinting Ecm. Ascolta anche il rock, De Andrè, Carmen Consoli, Elisa.
Non a caso scrive con il suo pianista Mirko Mignone (bel tocco anche al Rhodes). Scrive orizzontale, per lo più, modulazioni ai confini fra il contemporaneo e il modale. Libero e sentimentale. Originale. Riccardo Fioravanti e Bagnoli sono una ritmica che sa. Un disco di amicizia, quindi, e disponibilità: l’etichetta Dodicilune è di Lecce. Gabriele firma «Francesca» e «Say the Truth», gli altri sono di Mirko. L’idea della copertina di Pat Metheny («Bright Size Life») a cui è dedicato «The Sound of Water». Lavoro di moderna, leggera, stilistica libertà. Europeo, scritto cotto e improvvisato. Senza mal di pancia e mal di testa. Solo cuore e contemplativa serenità.
Marco Mangiarotti