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— MILANO —
ACQUA AVVELENATA da sostanze nocive per l’ambiente e la salute, sostanze anche cancerogene e che risulterebbero dannose per la fertilità e la gravidanza. E poi macerie e ancora scorie di acciaierie, sepolte in modo abusivo, proprio dove poi sarebbero dovute sorgere le palazzine. È stata questa «situazione di grave degrado» che ha portato al sequestro preventivo dell’intera area di Santa Giulia, principale asset di Risanamento, su cui una volta sorgevano l’industria chimica Montedison e poi le acciaierie Redaelli.

PROPRIO A CAUSA del sequestro il titolo del gruppo ieri è precipitato in Borsa (-8,48 per cento a 0,34 euro). L’ex presidente della holding, l’immobiliarista Luigi Zunino, risulta indagato insieme a Giuseppe Grossi, patron della Green Holding, definito il re delle bonifiche e già finito in carcere il 20 ottobre scorso per la stessa vicenda insieme a Rosanna Gariboldi, moglie del parlamentare del Pdl Giancarlo Abelli. Con Zunino e Grossi risultano indagate altre sette persone tra dirigenti di Risanamento e titolari imprese edili, di movimento terra e di bonifica. Secondo gli sviluppi del nuovo filone dell’inchiesta coordinata dai pm Laura Pedio e Gaetano Ruta, gli indagati avrebbero rinunciato a mettere a punto un piano di bonifica e avrebbero preferito la politica degli scavi: rifiuti tossici, nocivi e pericolosi finivano sotto la terra sui quali sarebbero stati edificati i palazzi. Il gip Fabrizio D’Arcangelo ha poi disposto il sequestro del parco Trapezio: sotto il terriccio sono stati rinvenuti materialim sospetti. E nel parco sorge una materna che dovrebbe essere attiva da settembre. Sostanze inquinanti sono state rinvenute nella falda acquifera, in particolare nella falda sospesa (a 7 metri di profondità) e nella prima falda (25 metri di profondità).
L’ARPA E LA MM, la società che gestisce l’acquedotto sconsigliano ogni allarmismo: «Metropolitana milanese utilizza solo acqua estratta in seconda falda, con pozzi che attingono dai 50 ai 120 metri». Secondo il gip Fabrizio D’Arcangelo il Comune non ha svolto i dovuti controlli. Veleni in quello che avrebbe dovuto essere il nuovo quartiere gioiello di Milano. Veleni laddove devono sorgere i palazzi di Norman Foster. Re delle bonifiche, rilievi della procura al Comune e crolli in Borsa (Risanamento ha convocato per domani un cda sui sequestri). Eppure il quartiere poco ci manca che sbadigli appena appresa la notizia.

«LE VOCI su presunte sostanze inquinanti nascoste nei terreni ci sono da un po’ — dice Salvatore Rizza, 28 anni, impiegato, che ha ricevuto la notizia al telefono dal papà —, non mi stupisco. Normale che non sono cose belle da sentire, normale che si arrabbi. Ma chissà in quante altre zone di Milano hanno fatto lo stesso e nessuno ne sa niente. Non sono preoccupato per la salute — conclude Rizza —: non bevo acqua dal rubinetto e qui a casa vengo solo a dormire. Ho speso troppo per comprare l’appartamento qui, non me ne vado». «Non è bello sapere che qui sotto ci sono sostanze nocive — inizia Luca Bardolla, 22 anni, trader —. Ma aspetto a preoccuparmi: in Italia spesso succede che in casi come questi si faccia una gran cagnara all’inizio e che poi nel giro di una settimana si metta tutto a tacere o si scopra che l’allarme era esagerato. Sì, penso al trasloco ma per motivi miei. Se le accuse agli indagati dovessero rivelarsi fondate, l’inquinamento dei terreni sarà solo un motivo in più per andarsene».
«Forse è meglio che notizie come queste non si pubblicizzino — dice Cesarina, 55 anni, pensionata —: qui abbiamo bisogno di negozi e servizi. Ma chi viene in un quartiere con questa fama?».