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di FRANCESCO NERI
— LODI —
ORA TOCCA al ragazzo di 17 anni nato in Bangladesh essere ascoltato dalla procura di Milano. Il giovane ha denunciato di essere stato violentato da don Domenico Pezzini, sacerdote 73enne della Diocesi di Lodi da tempo trasferito a Milano, tra il 2006 e il 2009. La formula è quella dell’incidente probatorio che consente di sentire la persona offesa nel contradditorio tra le parti, “cristallizzando” la deposizione in vista del processo. Intanto don Pezzini resta in carcere, a San Vittore, per l’accusa di molestie sessuali su minore dopo che il Tribunale ha respinto nei giorni scorsi la sua istanza di revoca della misura cautelare che lo tiene in carcere dalla fine di maggio. La motivazione del provvedimento è — scrive il giudice — «l’elevato pericolo di reiterazione del reato». Secondo gli inquirenti ad aggravare la situazione di don Pezzini sarebbe «la disinvoltura» dell’approccio con il minore, la particolare vulnerabilità del ragazzo - il 17enne proveniva da una situazione di estremo disagio familiare e povertà economica - oltre al lungo periodo di tempo in cui si sarebbero svolti gli atti sessuali. Oltre tre anni di violenze, secondo la Procura.

MA LA DIFESA del sacerdote fa sapere che continueranno a chiedere l’assoluzione. Senza alcuna ipotesi di patteggiamento. «Ogni giorno riceviamo tantissime lettere di persone che manifestano la loro solidarietà nei confronti di don Pezzini — dice uno dei legali della difesa —. Sono tutte persone che lo hanno conosciuto bene e che continuano a stargli vicino. Ogni giorno vengono consegnate circa 50 lettere di sostegno dai suoi allievi universitari, dalle persone a cui ha fatto del bene e da molti suoi colleghi di sacerdozio. Per tutte queste persone non c’è alcun dubbio sulla sua innocenza: questa è la linea che porteremo avanti anche in tribunale. Speriamo che l’incidente probatorio possa far emergere la verità su questo delicato fatto. Intanto si dovrebbe almeno mandare ai domiciliari una persona di oltre 70anni».

INTANTO bisogna far luce sulle testimonianze dei vicini di casa del sacerdote che descriverebbero «un via vai» di giovani dall’appartamento di Pezzini. Le tracce di alcuni messaggi telefonici che non lascerebbero alcun dubbio sul tipo di relazione che il “don” avrebbe intrattenuto con alcuni suoi giovani assistiti e una videocassetta con immagini a sfondo omosessuale che sarebbe stata ritrovata nei cassetti del comodino del prete, vicino a una scatola di preservati. Don Pezzini è stato uno dei fondatori dei primi gruppi omossessuali cristiani e ha sempre sostenuto la causa dei gay all’interno della Chiesa cattolica.