2010-05-15
di PIETRO TROIANELLO
— CODOGNO —
«MONTAGNA È...cantar la montagna»: il titolo di uno dei lavori di gruppo elaborati nella scuola primaria, esposti in Palazzo Soave, diventa filo conduttore della grande festa organizzata dalla sezione cittadina del Cai per celebrare 50 anni di storia, di escursioni e di ardimentose spedizioni. Il canto e l’incanto per la montagna si è diffuso tra la gente di pianura nel primo dopoguerra. Già nel 1946 un gruppo di appassionati, con quartier generale al Bar Cesari, decise di costituire una sottosezione legata al Club Alpino di Lodi. Si chiamavano “Rocciatori e sciatori”. A muovere le fila c’erano, tra gli altri, l’intraprendente don Nunzio Grossi, l’industriale Venanzio Felisi, l’elettrotecnico Enrico Viola, il pasticcere Giuseppe Cornali.

L’ESPERIENZA si è radicalmente trasformata nel 1960 quando il Cai codognese è diventato autonomo a tutti gli effetti, con l’aiuto e la spinta della sezione di Piacenza e il forte legame di amicizia personale tra il dottor Guido Pagani e Antonio Fugazza, poi eletto alla carica di presidente, un incarico gestito per ben 20 anni. «I 50 anni della nostra storia sono iniziati ufficialmente il primo gennaio 1960 — ricorda l’attuale presidente Mariano Marcotti —. In quel periodo la sede si è trasferita al Bar Cornali. È cominciato un percorso di vita associativa con spessore sempre più marcato e accentuato. Oggi siamo più di 350, accogliamo soci da 30 comuni della Bassa. Attraverso le nostre proposte e i nostri progetti condivisi siamo persino riusciti a superare il campanilismo tra codognini e casalini».

MARIANO Marcotti è arrivato al Cai con incarichi di segretario durante la presidenza dell’indimenticato dottor Gianfranco Pizzamiglio, primario anestesista nell’ospedale cittadino che in montagna ha perso il figlio 17enne morto sulle Alpi italiane in uno dei più tristi e drammatici eventi annotati nei capitoli del Cai. Nel 1988 Marcotti ha assunto la presidenza e l’incarico di preziosissimo testimone di tutto quanto si riferisce alla sfera del “cantar la montagna”: escursioni, trasferte per appassionati sciatori, feeling sempre più stretto con il Cai di Piacenza dove si svolgono corsi teorico-pratici per acquisire tecniche di arrampicata.

IL GEMELLAGGIO Cai di Codogno e Cai di Piacenza ha punti di forza robustissimi con gli istruttori codognesi Roberto Valdemi e Paolo Cavallanti, impegnati in ruoli di primo piano nella scuola di alpinismo intitolata a Bruno Dodi e con gli apporti di Giovanni Vischio. La sezione mette l’accento su alcune eccellenze: Daniele Palazzina coordinatore tecnico-scientifico nelle telecomunicazioni nella “Operazione K2” riproposta 50 anni dopo l’eccezionale impresa di Ardito Desio, Achille Compagnoni e Lino Lacedelli. La storia dei 50 anni del Cai di Codogno messa nero su bianco in un libro ormai prossimo alla divulgazione, viene rievocata negli ambienti di palazzo Soave (ingresso gratuito). Sono in mostra fino al 20 maggio documenti, immagini, attrezzature per escursioni e scalate, lavori degli alunni delle scuole elementari e medie. È un viaggio nel tempo e nelle suggestioni di alta quota amplificate con proposte accattivanti: escursioni anche di più giorni, pernottamenti in rifugi e, comunque, tante opportunità di socializzazione.