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di FABRIZIO LUCIDI
— LODI —
L’AZIENDA «Fiege Borruso», finita al centro di una lunga battaglia fra lavoratori iscritti ai Cobas e manager, ha depositato alla Procura di Lodi una denuncia a carico di ignoti per violenza privata. La protesta esplose dopo che la cooperativa «Rsz», con 68 lavoratori, non ebbe il rinnovo del contratto con la Fiege di Brembio. La ditta subentrante, «Ucsa», prima si disse intenzionata a cambiare tutto il personale, poi fece una mezza marcia indietro prendendosi l’impegno di assumere a Brembio la metà dei 68 operai ma con un contratto multiservizi. «Solo per 24 ore la settimana - protestarono i lavoratori - per una busta paga di 560 euro al mese».

I FATTI risalgono al 30 dicembre 2009. Di mattina, i vertici aziendali non si presentarono all’incontro con i sindacati. Nel pomeriggio, 30 lavoratori, finito il turno in fabbrica, bloccarono i camion in entrata e uscita dallo stabilimento di Brembio. Arrivò la Polizia e scoppiò il putiferio: quattro contusi, un vicequestore finito all’ospedale con la costola fratturata, due fermati con l’accusa di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale (il responsabile dei Cobas, Fulvio di Giorgio, 41 anni, e l’operaio albanese Emil Gremi, 31 anni). La Questura assicurò di essersi limitata a «far spostare i lavoratori». I dipendenti accusarono la Polizia di aver usato minacce e manganelli e riversarono su Internet i filmati degli scontri.

SUL FRONTE sindacale, però, la battaglia è stata una vittoria per i “duri e puri” dei Cobas, che hanno strappato le medesime condizioni prima della fuoriuscita della «Rsz» (900 euro di stipendio per 40 ore settimanali). L’ipotesi di accordo precedente - peggiore per i dipendenti - con il via libera di Cisl e Cgil, diventò carta straccia. Ma la tensione resta. Basti pensare che il 9 marzo, nell’udienza al tribunale di Lodi del processo che vede imputati Di Giorgio e Gremi, decine di colleghi presidiarono il palazzo di Giustizia di viale Milano per manifestare solidarietà ai due. Di Giorgio, saputa la notizia delle denuncia presentata da Fiege, ora promette adeguate risposte, con denunce ad Asl e Ispettorato del Lavoro: «Sono tranquillo. Non confondiamo il diritto di sciopero dei lavoratori con la violenza privata. I blocchi dei tir si fanno, da che mondo è mondo, ma la nostra era una protesta pacifica. La Fiege risponda, piuttosto, del continuo “via vai” di cooperative nello stabilimento di Brembio, con ditte nate e morte negli anni, che hanno lasciato i lavoratori senza il pagamento di stipendi e contributi». Secondo il sindacalista dei Cobas, «la denuncia della Fiege è pretestuosa: la montagna ha partorito il topolino». E avverte: «Giovedì c’è assemblea, nomineremo il responsabile della sicurezza. Troppe coop trattano i lavoratori come schiavi, pagano 2,5 euro all’ora. Questa battaglia, prima che dai Cobas, deve essere fatta dai tutori della legge».