Casaletto, ladro ucciso con un colpo di fucile. "L’oste non ci ha detto tutta la verità"

Per la Procura ci sono troppe contraddizioni nella versione di Mario Cattaneo

Mario Cattaneo, 68 anni, adesso dovrà rispondere di eccesso colposo di legittima difesa

Mario Cattaneo, 68 anni, adesso dovrà rispondere di eccesso colposo di legittima difesa

Lodi, 27 ottobre 2017 - Per la Procura di Lodi l’oste non ha detto tutta la verità. Mario Cattaneo, 67 anni, titolare dell’osteria dei Amis di Gugnano, frazione di Casaletto, dovrà fare luce su due punti: il numero di colpi sparati e il momento della colluttazione con uno dei ladri. Il pm Laura Siani ha chiuso le indagini pochi giorni fa, contestando al ristoratore l’accusa di eccesso colposo di legittima difesa, derubricando il capo d’imputazione di omicidio volontario con il quale l’uomo era stato stato iscritto nel registro degli indagati.

Cattaneo, che nella notte tra il 9 e il 10 marzo scorso sparò e uccise Petre Ungureanu, romeno di 32 anni che si era introdotto nella sua proprietà insieme ad altri tre complici per rubare 60 euro dalla cassa e qualche pacchetto di sigarette, potrebbe presentarsi dal procuratore di Lodi, Domenico Chiaro, già nei prossimi giorni per essere interrogato. La procura lodigiana non ha dubbi: sono due (e non uno, come sempre ribadito da Cattaneo) i colpi che il ristoratore ha sparato dal suo fucile da caccia Bernardelli quella notte. Una versione confermata dalle dichiarazioni rese, già qualche ora dopo la vicenda, da due vicini di casa di Cattaneo.  Ma non solo. Per il procuratore Chiaro, il ristoratore ha aperto il fuoco dalla sua arma prima della colluttazione con uno dei ladri che in quel momento si trovava nel suo cortile insieme a Ungureanu. Per l’oste, invece, il colpo è partito accidentalmente durante l’aggressione con il malvivente.

"Noi siamo qui per far rispettare la legge – spiega il procuratore Chiaro –. Dell’interrogatorio di Cattaneo me ne occuperò direttamente io. Ci sono tanti aspetti che dovranno essere chiariti. Noi siamo convinti che dal fucile dell’oste sono partiti due colpi, di cui uno andato a segno e che ha colpito e ucciso uno dei ladri". La notte tra il 9 e il 10 marzo scorso, intorno alle 3.40, Cattaneo, dopo aver sentito qualche rumore, era sceso nel cortile di sua proprietà, imbracciando il suo fucile da caccia. Con lui c’era anche il figlio Gianluca. Poco dopo si era accorto che la porta che collega la sua abitazione al ristorante era stata bloccata dai ladri con una corda di nylon, un mobile e un cartone alto 60 centimetri per nascondere la visuale ai padroni di casa. Allora Mario e Gianluca Cattaneo avevano spaccato l’ingresso con calci e spintoni. Un gesto inequivocabile per l’accusa: per il procuratore, Cattaneo, sarebbe così andato incontro al pericolo. Era in corso l’aggressione ai suoi beni, ma non alle persone. "Ci sono troppe contraddizione nella versione dell’oste", conclude il procuratore di Lodi.