Dalla Via Lattea agli animali selvatici: un occhio di lince al servizio della natura

Il fotografo Gianluca Mariani collabora con Licia Colò come inviato e la domenica pomeriggio è nel suo programma "Il Mondo Insieme"

L’OBBIETTIVO Gianluca Mariani, classe 1977, si apposta  per ore con un’attrezzatura ad hoc per realizzare le sue immagini

L’OBBIETTIVO Gianluca Mariani, classe 1977, si apposta per ore con un’attrezzatura ad hoc per realizzare le sue immagini

Sant'Angelo Lodigiano (Lodi), 21 gennaio 2018 - Cuore, pazienza, tecnica, occhio di lince e una buona attrezzatura. Sono gli ingredienti del successo dell’originale attività green di Gianluca Mariani, classe 1977, santangiolino doc, amante della natura. Il fotografo collabora con Licia Colò come inviato e la domenica pomeriggio è nel suo programma «Il Mondo Insieme». Ha poi collaborato con varie riviste del settore. Fotografa paesaggi diurni e notturni, compresa la Via lattea, e ama anche la fotografia urbex con cui denuncia l’esistenza di luoghi abbandonati.

Signor Mariani, riassuma la sua carriera fotografica.

«Oltre a lavorare per la televisione, ho prodotto immagini per la rivista Fotografare e scritto articoli riguardanti la tecnica fotografica ed i segreti della fotografia naturalistica. Ho collaborato alla creazione di libri fotografici, con la Regione Lazio per «L’Allocco e i rapaci notturni a Roma» e con L’Oasi di Sant’Alessio per la creazione de «I Segreti dell’oasi». Ad oggi collaboro con Licia Colò, conosciuta nel 2014. Ho fatto molte ospitate nei suoi programmi come Animali e Animali o Quando l’ambiente chiama. Da quest’anno ogni domenica pomeriggio sono in diretta a Il Mondo Insieme su Tv2000, dove, come inviato, faccio conoscere splendide realtà naturalistiche italiane».

Perché fotografa la natura?

«Attraverso la fotografia porto avanti la mia battaglia per la salvaguardia del pianeta, con proiezioni fotografiche e mostre. Questo in giro per l’Italia e oggi con un progetto fotografico intitolato «Natura 2.8». Lo scopo, senza scopo di lucro, è sensibilizzare al rispetto e alla salvaguardia del nostro pianeta, soprattutto negli istituti scolastici. Osservo con stupore ed emozione l’ambiente sin da bambino, ho scoperto questa passione grazie ai miei genitori».

Come si svolge l’attività?

«La fotografia naturalistica richiede dedizione e cura costanti. Studio e ricerca di habitat, consuetudini, ciclo di vita, luoghi dove trovare gli animali. Questi dettagli portano alla fotografia che è l’atto finale di una lunga preparazione. Negli anni questa attività mi ha portato a conoscere molti amici dai quali ho appreso molto e con i quali ho condiviso esperienze».

Che strumenti e tecniche usa?

«Utilizzo teleobiettivi dal 300 al 500mm abbinati a reflex professionali e all’occorrenza obiettivi ultragrandangolari, capanni per appostamenti e vestiario mimetico, il tutto per avvicinare il più possibile gli animali senza recare disturbo. La fotografia naturalistica è fatta di lunghe attese oltre che di studio dei comportamenti e delle abitudini degli animali, solitamente ci si apposta prima che faccia luce e si esce dal capanno quando fa quasi buio. La foto più difficile? Il martin pescatore con la preda nel becco. Si lavora spesso in condizioni indescrivibili, scomode e al freddo, ma l’emozione che gli animali regalano è unica e ne vale sempre la pena. Ho aspettato più di 5 ore sdraiato a terra in mezzo alla neve con 6 chilogrammi di attrezzatura in mano per fotografare una lince».