Lodi, all’ospedale lotta per la vita. L’ipotesi: colpito dal virus del Nilo

Muratore sessantenne con brividi e febbre alta. Mai stato all’estero

Reparto di terapia intensiva

Reparto di terapia intensiva

Lodi, 21 settembre 2017 - Si è presentato in stato confusionale e con febbre molto alta al Pronto soccorso di Lodi, martedì sera. Le sue condizioni sono subito apparse gravi, tanto che l’uomo, un muratore di 60 anni, padre di famiglia, residente a Crespiatica, paese di duemila anime in provincia di Lodi, è stato subito ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Maggiore.

Il paziente è in pericolo di vita. I medici stanno aspettando gli esiti degli esami, ma non possono escludere che si tratti di «febbre del Nilo», o «West Nile Virus», una malattia infettiva che viene trasmessa all’uomo attraverso la puntura di zanzare comuni (culex pipiens), presenti anche in pianura padana. Di solito la puntura non è pericolosa, ma in alcuni casi, soprattutto nelle persone anziane, può causare gravi infezioni, come l’encefalite. «Non mi sento di escludere al momento nessuna diagnosi – spiega il primario del reparto di terapia intensiva di Lodi, Enrico Storti –. Abbiamo avviato una terapia antibiotica ed effettuato tutti i test per capire di quale malattia si tratta. Nelle prossime ore arriveranno le prime risposte e capiremo meglio come intervenire». Il paziente non avrebbe soggiornato all’estero. La febbre del Nilo occidentale si manifesta con sintomi simili a quelli influenzali, con una durata di 3-5 giorni, febbre, cefalea frontale, mal di gola, mialgia, congiuntivite e dolori gastrointestinali. In circa il 15% dei casi si presenta sotto forma di meningite. La gravità della malattia varia: un’interessamento del sistema nervoso centrale o decorsi fatali sono stati osservati raramente. Spesso il percorso clinico è inapparente ed esiste quindi un rischio elevato di trasmissione della malattia in chi riceve le conserve di sangue in paesi endemici. Il virus, che è diffuso in Africa, Europa, Asia e, dalla sua prima comparsa nel 1999 a New York, pure nel Nordamerica, è stato scoperto qualche anno fa anche nel delta del fiume Po.

La malattia può non venire riconosciuta, almeno nei casi meno gravi, ed essere vissuta dal paziente come un’influenza che dura circa una settimana. Ma, se non curata, in alcuni soggetti può portare a encefalite, coma e morte. Un monitoraggio con esami genetici effettuato in luglio dall’ex Asl di Lodi su alcune zanzare appositamente catturate nel 2015 confermò che erano portatrici del virus. Per questo, sulla vicenda, è vigile il controllo dell’Ats della città metropolitana che in caso di accertamento della malattia infettiva dovrà informare il sindaco di Crespiatica e avviare la profilassi. L’ultimo episodio di febbre del Nilo occidentale in provincia di Lodi risale al 2015. In quell’occasione furono due i lodigiani ricoverati nel reparto di malattie infettive e tropicali dell’ospedale di Sant’Angelo Lodigiano. Al Pronto soccorso del capoluogo, anche loro arrivarono in gravi condizioni, con febbre alta e in stato confusionale, e furono sottoposti a complessi esami radiodiagnostici e sierologici che accertarono la malattia.