Case rifugio e lezioni nelle scuole: "Così mettiamo in salvo le donne"

Il Centro antiviolenza di Lodi punta anche sulla prevenzione

A sinistra, la responsabile Marta Ferrari insieme a Laura Servidati

A sinistra, la responsabile Marta Ferrari insieme a Laura Servidati

Lodi, 20 novembre 2017 - «Ai primi di novembre abbiamo già raggiunto il numero totale dei casi trattati l’anno scorso, 150. C’è un aumento dei casi ad alto rischio e, a fronte della formazione fatta con i pubblici ministeri in pronto soccorso su come cogliere segnali di violenza, spesso anche solo unendo i puntini di una lunga serie di accessi d’emergenza, e su come effettuare i referti, sono emersi 5-6 casi di over 65 picchiate dai figli». Marta Ferrari, responsabile del Centro antiviolenza di Lodi, che ha sportelli a Casale, Codogno, Sant’Angelo e a marzo ne aprirà uno a Zelo, spiega - alla vigilia di una settimana di appuntamenti per la Giornata contro la violenza sulle donne del 25 novembre - come le azioni messe in campo da 6 psicologhe, 4 avvocate e una trentina di volontarie, sia ad ampio raggio per prevenire e fermare un fenomeno che già esisteva ma che ora emerge in tutta la sua cruda realtà.

«Da quest'anno le case rifugio sono due, con una maggior disponibilità di letti - spiega -. Le donne ad alto rischio di incolumità, una decina da gennaio, vengono portate via insieme ai figli. I minori presi in carico perché vittime di violenza assistita sono una quindicina. Altrettante le mamme che stanno seguendo il gruppo di sostegno alla genitorialità: spesso, a causa degli abusi subiti, sono fragili e si trovano davanti figli che tendono a reiterare il comportamento aggressivo del padre o comunque a svalutarle. Abbiamo poi una psicologa specializzata in traumi o stupri».

Ormai da 7 anni il Centro antiviolenza incontra circa 3mila studenti delle superiori all’anno per fare prevenzione: spiegate le diverse dinamiche della violenza, emergono uno o due casi per classe, tra gli adolescenti o vissute in famiglia. Dallo scorso anno scolastico la Regione ha finanziato un progetto per 50 classi primarie di I e II grado: «Cerchiamo di far riconoscere ai bambini la violenza assistita ma anche di farli lavorare sul rispetto di genere e sull’alfabetizzazione emotiva, confliggendo in modo sano - aggiunge Ferrari -. Da ottobre siamo partiti, su richiesta delle medie Negri, Cazzulani e Gramsci, con incontri su cyberbullismo e sexting, che spinge ragazzine a postare foto seminude». Rispettare le donne è una cosa da uomini” è infine il messaggio che il Centro lancerà col convegno di venerdi (ore 9, Teatrino di via Gorini) in cui interverrà il Centro di ascolto uomini maltrattanti di Castelleone (Cr) e che si concluderà con lo spettacolo delle studentesse della IV A del liceo Vegio: «Principe azzurro? No, grazie!».