Delitto di Lodi, il presunto assassino era appena stato liberato da un centro di espulsione

Il 37enne fermato a Fiumicino mentre stava per ritornare in Egitto era stato rilasciato una settimana fa dal Cie, dietro il delitto forse la gelosia dell'uomo nei confronti di Antonia D'Amico

Nel riquadro nero Moussad Attia Mohamed Hassane, in quello rosso Antonia D'Amico

Nel riquadro nero Moussad Attia Mohamed Hassane, in quello rosso Antonia D'Amico

Lodi, 19 maggio 2015 - Uscito dal Cie, Centro per l'Identificazione e l'Espulsione di Bari, sabato mattina, Moussad Hassane Attia Mohamed, fermato come indiziato di delitto per l'omicidio volontario di Antonia (da molti conosciuta come Antonella) D'Amico, era arrivato a Lodi attorno alle 21 e si era recato subito a casa della donna con cui aveva avuto una relazione, per poi iniziare una furiosa lite culminata con percosse e aggressione con corpi contudenti che hanno portato alla morte della vittima.

L'uomo, irregolare e senza fissa dimora, era stato condotto al Cie a fine febbraio, proprio in conseguenza della doppia denuncia presentata il 18 febbraio dalla vittima per minacce e da un residente nel palazzo, il togolose M.S., per danneggiamento, violazione di domicilio e minacce. In quell'occasione Antonella D'Amico, per gentilezza d'animo, aveva offerto all'inquilino, che sapeva senza lavoro, un panettone e altri generi alimentari ma il convivente, scoperto sul cellulare della donna il numero di telefono del togolese, annebbiato dalla gelosia, aveva sfondato a calci la porta al piano terreno dell'uomo, quindi la porta della camera interna, minacciandolo con un coltello, fino all'arrivo di una volante della polizia e al trasferimento al Cie.

L'egiziano, dopo aver compiuto l'efferato delitto, è rimasto nell'abitazione di corso Mazzini 76/c, residenza della vittima, fino alle 6 del mattino di domenica e, probabilmente, vi ha fatto ritorno attorno all'ora di pranzo (ma non si esclude che abbia soggiornato nell'ex Sicc, fabbrica abbandonata al centro delle polemiche perché rifugio di senzatetto ma anche di spacciatori e gente poco raccomandabile, dove ogni tanto trovava rifugio). E' ripartito poi da Lodi, in treno, alla volta di Roma attorno alle 20, quando i due figli di D'Amico, Luigi e Rocco Mazza, avevano già scoperto l'accaduto (attorno alle 17.30), la zona del crimine era stata isolata e la scientifica di Pavia era già al lavoro per i rilievi.

Grazie alla tempestività delle indagini condotte dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri col supporto della Questura e sotto il coordinamento dei pm Emma Vittorio, Nicola De Caria e del procuratore capo Vincenzo Russo, è comunque stato bloccato attorno alle ore 13 di lunedì all'aereoporto di Fiumicino, dove aveva già acquistato un biglietto per l'Egitto: «Se non fosse stato per i controlli chiesti dai carabinieri di Lodi ai colleghi, Hassane, nonostante il passaporto scaduto e alcuni alias, sarebbe probabilmente riuscito a fuggire», ha ammesso Russo.