Fardeco, l’ex sito di veleni è un pericoloso parco giochi: sassaiola di una baby gang

Codogno, serie di vetri distrutti: fermati dei ragazzini

Baby gang (foto di repertorio)

Baby gang (foto di repertorio)

Codogno (Lodi), 22 gennaio 2018 - La vecchia fabbrica dei veleni torna di nuovo alla ribalta: sabato pomeriggio, un gruppetto di ragazzini di circa dodici anni si è intrufolato all’interno dell’area dismessa ex Fardeco di via Borsa, che si affaccia sui binari della linea ferroviaria, e saliti sui tetti hanno cominciato a bersagliare di sassi i vetri di quello che rimane del sito.

Sul posto sono intervenuti gli agenti della polizia municipale e due pattuglie dei carabinieri che hanno fermato i ragazzini. Resta però intatto il problema della sicurezza del vecchio stabilimento a cui può accedere chiunque: nel recente passato, sono pure scoppiati due incendi di natura molto probabilmente dolosa, mentre ormai non si contano più gli interventi dei vigili urbani in risposta alle chiamate dei residenti che notano incursioni praticamente giornaliere. Addirittura, una band era entrata e aveva girato un video musicale. Le amministrazioni che si sono susseguite in questi anni hanno cercato di affrontare la problematica, ma ad oggi non vi sono soluzioni sul tappeto. Chiuso nel settembre del 2011, quando anche gli ultimi venti impiegati negli uffici andarono via (la Q-Med, l’ultimo nome della fabbrica, fu assorbita da un’azienda svedese e tutto si trasferì in Brianza), sulla ditta da allora è calato l’oblio. La storia del sito chimico è molto lunga. Nel 1991 scoppia il caso in seguito al sequestro delle aree disposto dall’autorità giudiziaria in relazione a irregolarità nella gestione dei rifiuti: scattarono contestualmente accertamenti ambientali che rilevarono la presenza di significative concentrazioni di idrocarburi, composti clorurati e metalli nei terreni, nonché di composti clorurati nelle acque sotterranee. Da allora iniziò un lungo iter verso la bonifica, con la fabbrica che cambiò nome più volte, e che ad oggi non è ancora completamente concluso.

All'interno dei fabbricati rimane intatto il fascino sinistro dei suoi ambienti: infatti, un tempo l’azienda, negli anni ottanta, veniva utilizzata per eseguire esperimenti sugli animali. Vi sono ancora vecchi macchinari e arredi dismessi. Gli spazi interni sono dunque terreno fertile per le scorribande di ragazzini che scambiano l’area come luogo di giochi, seppur molto pericoloso. Il Comune, nel recente passato, ha contattato la proprietà (il sito è in mano ad un curatore fallimentare) per intimarle, attraverso un’ordinanza, di effettuare lavori di messa in sicurezza: ne è nato un contenzioso dal quale il comune è uscito vincitore, ma ad oggi nessuno ha ancora “blindato” il perimetro. In teoria, dovrebbe farlo l’Amministrazione ma dovrebbe investire risorse per poi farsele rimborsare dalla proprietà.