Ancora centri commerciali in arrivo? I negozianti alzano la voce

La richiesta di Ascom: "I Comuni li tolgano dai Pgt"

Le vetrine si sentono minacciate dalle grandi insegne

Le vetrine si sentono minacciate dalle grandi insegne

Casalpusterlengo, 29 giugno 2017 - Affondo dei vertici dell’Associazione commercianti sulle espansioni prossime future con la prevista nascita di altri punti vendita e supermercati lungo l’asse tra Casale e Codogno. La vivacità imprenditoriale del settore che cerca sempre nuovi margini di mercato non è vista di buon occhio dalla categoria: a rischio infatti è il tessuto commerciale del nucleo storico delle città che potrebbe essere travolto dopo la crisi di questi ultimi anni. La possibile vendita di una porzione della ditta Sivam a Casale per l’apertura di un altro supermercato, la nascita del nuovo complesso all’ombra di via Labriola con la prossima apertura di diversi punti vendita tra cui Lidl e Burgher King, il previsto ampliamento del Famila a Codogno, l’eventuale rinascita dell’ex Felisi sempre a Codogno con l’arrivo di un hard discount: sono tutti segnali preoccupanti per Ascom che chiede scelte coraggiose alle amministrazioni comunali.

"Capiamo le esigenze di tutti ed anche della Sivam che deve dismettere una parte di azienda, ma non ricordo negli ultimi anni, quando decine di piccoli negozi chiudevano, l’attivazione di politiche di sostegno. Anzi l’uscita dal mercato è avvenuta nel disinteresse totale – spiega il segretario di Ascom Isacco Galuzzi – per ogni persona assunta dalla grande distribuzione, si perdono in media 2,5 lavoratori delle botteghe". Ascom punta il dito sui Comuni: «Si tratta di decisioni consapevoli effettuate da amministrazioni che investono, in realtà, su un settore già saturo e che indebolirà ancora di più il tessuto commerciale urbano. Sono solo scelte di breve periodo, che inseguono logiche di sviluppo che non ci appartengono. Servono solo per fare cassa con oneri. Si è perso di vista il futuro con il serio rischio di sgretolare completamente un settore e di desertificare i centri storici».

E se i negozi chiudono, il degrado urbanistico è l’altro male subito in agguato. «I Comuni devono decidersi: per esempio a Casale chiedono aiuto a noi per trovare soluzioni per non perdere presidi commerciali nelle frazioni, ma non si rendono conto che se chiudono i negozi a Vittadone e Zorlesco sono la logica conseguenza di espansioni altrettanto illogiche fuori città». Galuzzi chiede una presa di posizione importante da parte dei Comuni: «Occorre un segnale forte, deciso, lungimirante. Altrimenti faremo i conti presto con una desertificazione economica».