Cavenago, metalli pesanti nell’acqua di falda: è compromessa

Nella frazione di Soltarico vicino alla discarica rilevate concentrazioni elevatissime negli esami condotti dall’Arpa

l presidente del comitato No ampliamento, Mario Forti, con alla sua destra Alberto Capra(Cavalleri)

l presidente del comitato No ampliamento, Mario Forti, con alla sua destra Alberto Capra(Cavalleri)

Lodi, 19 ottobre 2016 - I metalli pesanti nelle acque di falda non sono più un rischio potenziale, ma una realtà certificata nella frazione di Soltarico, a 400 metri dalla discarica provinciale di Cavenago d’Adda. Dai monitoraggi effettuati da Arpa a giugno e novembre 2015 in un pozzo, profondo 60 metri, all’interno di una casa privata, di proprietà della famiglia Capra, sono emersi enormi quantità di ferro, manganese e triclorometano (cloroformio). Quantità, come si legge nel referto fornito dall’ente regionale, che superano anche di 20-30 volte le soglie previste dalla legge. Per esempio, la concentrazione di ferro rilevata nelle acque sotterranee durante il monitoraggio del 9 novembre 2015 è di quasi 7000 milligrammi per litro, dove il massimo consentito è di 200.

Numeri impressionanti, che preoccupano il comitato No ampliamento discarica e fanno allarmare chi quell’acqua l’ha sempre utilizzata per innaffiare il proprio orto. "Abbiamo sempre chiesto, anche in passato, ad Arpa di fornirci i risultati dei monitoraggi del nostro pozzo – spiega il proprietario Alberto Capra –, ma ci hanno fornito solo ora i referti dell’ultimo rilevamento. L’ultima volta che li avevamo ricevuti era stato 38 anni fa". Per il Comitato non è un caso che le acque sotterranee siano così inquinate a poche decine di metri dalla discarica provinciale, di proprietà di EcoAdda (società in liquidazione partecipata al 30% dalla Provincia e al 70% dal gruppo Waste Italia) finita un anno fa al centro dell’inchiesta giudiziaria per il conferimento di rifiuti non autorizzati e inquinamento delle acque reflue in seguito a una segnalazione proprio del comitato No ampliamento discarica.

I sigilli del Corpo forestale scattarono il 12 marzo 2015 per permettere ai tecnici incaricati dalla Procura di Lodi di raccogliere materiale utile e, a oggi, le indagini coordinate dal pm Emma Vittorio non sono ancora chiuse. "A questo punto vogliamo sapere in quale stato si trovano le acque dei pozzi situati anche più vicino alla discarica – dice Mario Forti, presidente del Comitato nato nel 2010 –. Ci sono grossi rischi che la cattiva gestione della discarica possano aver causato danni alla nostra falda acquifera. Dal referto è chiaro che i valori non sono a norma". La manganese il 9 giugno 2015 era di 191 milligrammi per litro rispetto a un limite di 50. Invece il triclorometano il 9 novembre 2015 era il doppio rispetto al consentito. I riflettori tornano quindi a essere puntati sull’impianto provinciale di Cavenago. Dopo il dissequestro decretato dal tribunale del Riesame di Lodi (contro il quale la Procura ha fatto ricorso in Cassazione), che il 21 aprile aveva accolto la richiesta dei legali di EcoAdda di riaprire la discarica, con l’obbligo a carico della proprietà di mettere in sicurezza l’area per evitare l’inquinamento del suolo e delle falde, e concedendo alla società di riprendere a conferire circa 34mila metri quadrati di rifiuti, il via vai di automezzi è quasi quotidiano.

I primi camion, provenienti da diverse parti d’Italia, arrivano intorno alle 7 davanti ai cancelli della discarica. Ma dei lavori di messa in sicurezza, neanche l’ombra. Secondo il Comitato, infatti, la società EcoAdda, come da accordi, si sarebbe dovuta occupare del posizionamento di teli e argilla lungo le pareti della discarica in modo da garantire maggiore stabilità all’intero impianto ed evitare di inquinare con il percolato i terreni circostanti e la vicina Lanca di Soltarico, un piccolo paradiso naturalistico sul fiume Adda. Ma nulla, per ora, sembra essere stato realizzato. "La discarica non è al sicuro – spiega Forti –. Dall’esterno si vede chiaramente che non è stato fatto nessun intervento per la messa in sicurezza. I conferimenti, invece, vengono effettuati. Il rischio è che ci siano smottamenti e crolli dalle pareti".