Polvere da sparo solo sul guanto destro, "Il carabiniere Sali si è tolto la vita"

La Procura di Lodi ha chiesto e ottenuto l’archiviazione dal gip

Giovanni Sali è stato trovato senza vita in via Del Tempio nel pomeriggio del 3 novembre 2012

Giovanni Sali è stato trovato senza vita in via Del Tempio nel pomeriggio del 3 novembre 2012

Lodi, 21 settembre 2017 - Le tracce di polvere da sparo sul guanto destro, la mano che il carabiniere Giovanni Sali avrebbe usato per impugnare la sua pistola d’ordinanza, puntarla verso il suo petto e premere il grilletto. Parte da questo elemento la ricostruzione della Procura di Lodi che sulla morte del carabiniere di quartiere, trovato senza vita in via del Tempio la sera del 3 novembre 2012, ha chiesto e ottenuto l’archiviazione dal gip di Lodi, Isabella Ciriaco, perché «ignoti gli autori del fatto".

Il procuratore Domenico Chiaro aveva chiesto invece con convinzione che il caso venisse chiuso perché "non sono emersi elementi in grado di definire la vicenda un omicidio". Dai faldoni delle indagini che sono stato effettuate sul caso, la Procura continua a ritenere valida solo l’ipotesi del gesto estremo di Sali. «Oltre alla polvere da sparo sul guanto destro di Sali, di gran lunga superiore alla quantità trovata sul guanto sinistro, non ci sono segni di colluttazione sul corpo del militare", ribadisce il procuratore di Lodi. La Procura lodigiana, che dopo la decisione del giudice aveva annunciato la possibilità di impugnarla, ieri, ha deciso di non ricorrere in Cassazione. "Non andremo avanti solo perché siamo certi che la richiesta non verrebbe accolta per una questione normativa», ha sottolineato il procuratore Chiaro. Il carabiniere Sali, 48 anni, separato e con due figlie, Erica di 25 anni ed Elena di 19, è morto il 3 novembre 2012 dopo una scarica di tre colpi esplosi (due andati a segno, uno solo mortale) dalla sua stessa pistola d’ordinanza in via del Tempio, un vicolo buio a pochi metri dalla chiesa della Maddalena, non lontano dal centro di Lodi. Un giallo che la Procura non è riuscita a risolvere, nonostante anni di indagini, interrogatori, esami e piste battute in ogni direzione.

Non c'è un testimone che abbia visto ammazzare il carabiniere alle 17.40 di quella sera di fine autunno. Un paio di fedeli che stavano pregando nella chiesa della Maddalena, lo avevano trovato già a terra, con la pistola sotto la coscia, ancora legata alla sua cintura con il cordino elastico. "In questi cinque anni è stata battuta ogni pista possibile – spiega il procuratore Chiaro –. Abbiamo tentato anche un’ultima pista a ottobre 2016. La figlia di Sali ci aveva chiesto di fare delle verifiche, ma non abbiamo trovato nulla". L’autopsia aveva comunque escluso che ci fosse stata una colluttazione, un corpo a corpo, tra il carabiniere e il suo possibile carnefice. Due i proiettili trovati nel corpo del carabiniere, il secondo letale tra polmone e cuore. Colpi esplosi dalla sua Beretta 92 parabellum che Sali portava sempre alla cintura. «Credetemi è stato fatto tutto il possibile dai carabinieri per arrivare alla verità dei fatti – conclude Chiaro –. Ma non è mai emerso nessun elemento valido in grado di fare pensare che Sali potesse essere stato ucciso. Per noi il caso non è un omicidio".