Capotreno ferito da straniero, libero il sospettato. Il caso lo risolverà il test del Dna

Il ferroviere non l'ha riconosciuto: "Aspettiamo l'esame"

Stazione ferroviaria di Codogno

Stazione ferroviaria di Codogno

Santo Stefano Lodigiano, 21 luglio 2017 - Il giallo sull’aggressione del capotreno a Santo Stefano Lodigiano lo risolverà, ancora una volta, un test genetico. Dopo una notte convulsa, fatta di una intensa caccia all’uomo, di un fermo poi immediatamente revocato, di tanti dubbi e sospetti, l’unico punto fermo sarà il Dna. L’uomo portato in Questura e liberato nel giro di quattro d’ore potrebbe non essere quello che ha tentato di accoltellare all’addome il controllore, ferendolo alla mano, perché gli aveva chiesto il biglietto. Nordafricano, senza fissa dimora, trovato da Polfer e Squadra mobile sulla banchina della stazione di Lodi, intorno alle 20.15 di mercoledì, sembrava corrispondere alla descrizione della vittima e alle confuse immagini delle telecamere. Il dipendente di Trenord con la mano trapassata dalla lama, Davide Feltri, 45 anni, residente nel Pavese, non dimenticherà mai quello che gli è accaduto sul  treno 20410 , lungo la Piacenza-Milano<   una di quelle per cui Cinzia Farisè, ad di Trenord, aveva scritto ai prefetti chiedendo interventi urgenti.

Eppure, non avrebbe riconosciuto l’immigrato, che pure resta sospettato. Intorno alle 2 di giovedì notte, il presunto aggressore, uno di quelli che dorme abitualmente sui treni, è stato rilasciato su richiesta della Procura di Lodi. «Non c’erano elementi per convalidare il fermo», ha spiegato il magistrato lodigiano Alessia Menegazzo, che ha aperto un fascicolo contro ignoti per lesioni aggravate (accusa che potrebbe diventare tentato omicidio). Il pm, prima di concedere la libertà, ha voluto che fossero effettuati i rilievi biologici, che dovranno essere confrontate con le tracce ematiche ritrovate sul coltello e nel vestibolo fra la prima e la seconda carrozza del treno regionale dove è avvenuta l’aggressione. Gli esiti sono attesi nei prossimi giorni e saranno decisivi per chiarire la posizione dell’immigrato.

L’unico elemento utile, al momento, è la descrizione dell’aggressore fornita dal capotreno. Si tratterebbe di un giovane africano di età sui 25-30 anni, alto 180 centimetri, magro, con treccine e una maglietta rossa. Non sono d<WC>’<WC1>aiuto, invece, i fotogrammi raccolti dalle forze dell’ordine dalle telecamere delle stazioni di Piacenza e Santo Stefano. Nelle immagini sgranate si vedrebbe solo un uomo in fuga, ma senza la possibilità di poterne riconoscere il volto. Prosegue, dunque, in attesa di ulteriori riscontri, la caccia all’uomo della Procura. L’accoltellamento è avvenuto intorno alle 7.16 di mercoledì, nel momento il cui il convoglio stava decelerando per entrare nel piccolo scalo di Santo Stefano. In quel momento erano ancora pochi i passeggeri a bordo. Tra loro, il capotreno aveva notato un ragazzo di colore, alto e magrissimo, in jeans: gli girava le spalle e aveva un atteggiamento sfuggente. Il controllore ha esclamato: «E tu cosa fai qui?», poi la richiesta del biglietto. Neppure il tempo di rendersene conto ed è stato aggredito. Ha avuto solo il riflesso spontaneo di proteggersi con una mano destra, trafitta dal coltello,  fra pollice e indice. Lo straniero è fuggito tirando la leva piombata che sblocca e porte, scappando sui i binari e perdendosi nei campi.