Lodi, 21 giugno 2014 - Non bastavano le contestazioni alla direttrice da parte degli agenti di Polizia penitenziaria e le scarcerazioni sbagliate. Un’altra tegola si è abbattutta ieri sulla Casa circondariale di Lodi, finita insieme a quelle di Voghera e Frosinone, nel bel mezzo di una inchiesta finalizzata ad accertare eventuali episodi di corruzione legata ad appalti per lavori di ristrutturazione.

A indagare è la Procura di Roma sotto la guida dei pubblici ministeri Paolo Ielo e Mario Palazzi. Ieri non sono trapelati molti elementi sull’inchiesta. Di certo si sa che ci sono state perquisizioni, da parte del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, al Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) di Roma, in alcune direzioni e nelle sedi di aziende indagate. Nove sarebbero gli indagati.

Tra le persone coinvolte c’è il commissario straordinario al piano carceri Angelo Sinesio, accusato di falso e abuso d’ufficio: i pm ritengono che nell’assegnazione delle gare d’appalto Sinesio abbia compiuto irregolarità anticipando le gare stesse e impedendo che a queste potessero partecipare altre ditte oltre a quelle prescelte.

Un’altra contestazione è quella d’aver fatto in modo che il valore delle gare non superasse i 5 milioni di euro, limite che secondo la normativa europea consente di affidare i lavori a più di una impresa. Le indagini sono partite da un dossier firmato da Alfonso Sabella, già pm antimafia a Palermo e funzionario al ministero della Giustizia, che contestò il piano carceri, presentato da Sinesio alla Camera il 21 novembre 2013, parlando di anomalie, costi gonfiati e dati alterati.

La parte dell’inchiesta legata all’ipotesi di corruzione è invece legata a un esposto-denuncia del ministro della Giustizia Andrea Orlando. L’ultimo intervento massiccio di riqualificazione a cui è stato sottoposto il carcere di Lodi risale al 2012 e si è concluso all’inizio del 2013, quando si è provveduto a creare un terzo reparto detentivo e a ristrutturare i due già esistenti. I lavori avevano riguardato anche la facciata esterna, il muro di cinta e le garitte.

Era stato anche un reparto di infermeria all’avanguardia in cui personale dell’Asl visita regolarmente i detenuti. Erano state realizzate inoltre docce e bagni elettrici e una sala regia da cui si può controllare attraverso telecamere e monitor la situazione nella struttura e all’esterno e si può anche parlare con i detenuti, tramite interfono, sia quando si trovano nei corridoi che quando sono nelle celle. Impossibile al momento dire se questi o alcuni di questi lavori sono finiti sotto la lente di ingrandimento dell’inchiesta romana.

Di certo la Cagnola negli ultimi tempi sta subendo una “notorietà” forse non ricercata. Da gennaio gli agenti della polizia penitenziaria hanno avviato una protesta ad oltranza contro la direttrice elencando una lunga serie di problemi sia di natura sindacale che dal punto di vista organizzativo del lavoro e della struttura. Da febbraio poi, dal carcere lodigiano, sono state fatte uscire per errore tre persone.

Poi fortunatamente tutte rientrate in cella, chi in un modo chi nell’altro. Nello stesso mese il provveditorato regionale aveva anche compiuto una ispezione dietro sollecitazione dei sindacati. Lunedì scorso inoltre il penitenziario era stato visitato da una commissione regionale che aveva osservato però esclusivamente lo stato di salute e di lavoro dei carcerati. «Abbiamo trovato un carcere pulitissimo con spazi ben recuperati» avevano dichiarato all’uscita.