Lodi, 18 aprile 2014 - È ancora lontana dalla conclusione l’inchiesta sul clamoroso ritrovamento di 120 opere d’arte alcune delle quali di valire inestimabile, nella modesta casa di un ricettatore a Caselle Lurani. Lo conferma con poche parole il procuratore capo della Repubblica di Lodi, Vincenzo Russo, che segue personalmente le indagini. Del materiale recuperato (112 dipinti con firme che vanno da De Chirico a Rubens e Kandisky, 3 sculture, vari libri antichi) solo una parte è stata controllata dagli esperti del Nucleo patrimonio culturale di Monza sia per quanto riguarda l’autenticità sia per la provenienza, lecita o illecita.

In altre parole non si sa ancora quanti dei quadri siano falsi o autentiche opere dal costo proibitivo, né se siano state regolarmete acquistate, oppure trafugate in Italia o all’estero. Il loro sequestro risale a ottobre ma questi mesi non sono bastati per dare risposta a tutte le domande. «Alcuni quadri sono sicuramente autentici — spiega il procuratore Russo — perché un esperto d’arte li ha visionati, suppure non sistematicamente. Quelli di provenienza certa sono stati restituiti al proprietario. Sugli altri i carabinieri stanno lavorando».

E la teca con i guanti di San Pio da Pietrelcina, che è forse il più anomalo tra gli oggetti sequestrati? La Procura ha qualche dettaglio in più sulla sua provenienza. Come le altre opere finite sotto chiave è stata ritrovata nella casa di R. N. 52 anni, un calabrese residente a Caselle Lurani. In realtà, con i quadri e il resto, era stata rubata da una lussuosa villa di Gallarate, nel Varesotto, seconda casa non abitata di un 75enne appassionato d’arte e collezionista. L’abitazione era stata visitata dai ladri a maggio e a settembre dell’anno scorso.

Quando il proprietario si è accorto delle effrazioni ha denunciato tutto ed è iniziato il lavoro degli inquirenti. Le indagini hanno portato al piccolo centro lodigiano dove è stato trovato il ‘tesoro’. In particolare, nella teca di Padre Pio c’era un biglietto che ha permesso di capire che l’oggetto era stato regalato da persone di San Giovanni Rotondo, dove si trova il santuario, al proprietario della villa di Gallarate. Il cadeau risale a molti anni fa. Nessun mistero quindi, ma questo non si può dire per molte altre delle opere.