Lodi, 15 aprile 2014 - Verranno tutte processate le cinque persone imputate di aver ‘giocato sporco’ con le liste elettorali della tornata dell’anno scorso. E il dibattimento avverrà a Lodi, dove si è ‘radicata’ la competenza per quei fatti, tra i quali la richiesta delle liste elettorali al comune di Cavenago d’Adda. Lo ha stabilito ieri dopo una lunga udienza preliminare il giudice Isabella Ciriaco, accogliendo in gran parte le richieste del pm Sara Mantovani, in particolare quella sulla competenza territoriale che le difese avevano cercato di cambiare. Sono quindi confermate in questa fase, in attesa del processo vero e proprio, le accuse del capo d’imputazione contro due esponenti del partito ‘Pirata’ (per altro sciolto dopo le elezioni, nel giugno 2013) Massimiliano Loda, 38 anni, consigliere comunale ‘pirata’ ad Aviatico nel Bergamasco e Marco Manuel Marsili, milanese di 46anni, cofondatore del partito pirata con Loda.

Agiudizio con loro compariranno il 21 novembre, Patrizia Missaglia che condivide le imputazioni di false sottoscrizioni elettorali e falsificazioni di timbri, e Leila Nur, accusata solo del reato di ricettazione. Molto prima, il 19 giugno, affronterà il processo davanti al giudice monocratico di Lodi, il quinto imputato, Davide Rossi, l’unico ad aver accettato il rito abbreviato (quindi con eventuale sconto di pena) mentre tutti gli altri hanno scelto quello ordinario.

Ieri i difensori avevano tentato la carta della competenza territoriale e presentato anche un ricorso per incostituzionalità. Sia in un caso che nell’altro il gup ha respinto le richieste: in particolare non ci sarebbero elementi di incostituzionalità nelle norme richiamate dalle imputazioni. Sia Loda che Marsili l’anno scorso vennero arrestati a ottobre con l’accusa di aver falsificato firme non solo per il partito ‘Pirata’ ma anche per le liste ‘La Destra-Storace’ e per i ‘Riformisti italiani’. Si sono sempre difesi attraverso i loro legali (l’avvocato Ernesto Sarno per Marsili e l’avvocato Michele Picerno per Loda) respingendo in toto gli addebiti: «Perché avremmo dovuto farlo visto eravamo avversari politici alle elezioni politiche del febbraio 2013?» Alla domanda dovranno rispondere i due processi fissati ieri.

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Sulla vicenda ci scrive Athos Gualazzi del Partito Pirata Italiano: "I soggetti indicati nell'articolo quali aderenti al Partito Pirata Italiano non lo sono e non lo sono mai stati, hanno usurpato tale termine e questo si evince dall'ingiunzione emessa dalla Magistratura di Milano in allegato, appellarli con tale termine nuoce gravemente all'immagine del Partito Pirata Italiano che, detto per inciso, è stato fondato nel 2006 ed è tuttora operante".