Lodi, 15 aprile 2014 - Firmato venerdì l’accordo con la Caritas lodigiana per la gestione dei profughi ospitati nel Laus Residence, la Prefettura avverte che altri, nel quadro della ripartizione nazionale, potrebbero essere inviati nel Lodigiano e, promuovendo una suddivisione degli interventi di sostegno tra soggetti diversi, lancia un appello: «Per quanto riguarda i 40 cittadini stranieri di Senegal e Gambia (ora sono 36, perché 4, essendo minori, sono stati trasferiti, ndr) giunti nel Lodigiano il 20 marzo scorso siamo stati avvisati il pomeriggio per la sera e quindi presi un po’ tutti in contropiede — ha detto il prefetto Antonio Corona —; ma in altre 75 Prefetture due o tre giorni fa c’è stato un secondo invio di altri 50 stranieri ciascuno. Non si può escludere che Lodi sia dunque interessata in futuro dall’arrivo di altri stranieri ed inoltre non sappiamo quanto possa durare questa emergenza. Finora non abbiamo trovato risposta da parte di amministrazioni e strutture private, per motivi che non sto a sindacare. Ma mi appello ai comuni, nonché ad albergatori, associazioni, cooperative, strutture di accoglienza e del privato sociale, e all’intera comunità lodigiana, che è laboriosa e che confido avrà una reazione positiva, affinché si facciano avanti per proporre formule di ospitalità».

La Prefettura intende avviare «un nuovo modello, più flessibile, con uno spacchettamento della convenzione che, ad oggi, prevede 30 euro al giorno, pagati dal Governo, per ciascuno straniero». Di questi, 2,5 euro devono essere garantiti come ‘pocket money’, soldi ‘da tenere in tasca’, assegnati giornalmente ad ogni profugo, a cui si aggiunge una tessera telefonica una tantum da 15 euro: «Per il resto — ha spiegato Corona, col vice Mariano Savastano — i fondi possono essere suddivisi proporzionalmente tra soggetti diversi in tre fasce di intervento: alloggio, vitto e iniziative di integrazione. Nel caso dell’accordo siglato con la Caritas il Laus Residence garantirà, fino al 30 giugno, alloggio e prima colazione. La Caritas, invece, fornirà il vitto tramite un servizio di catering siglato con una cooperativa e si occuperà anche dei servizi per l’integrazione: alfabetizzazione, assistenza per pratiche, sostegno psicologico, assistenza sanitariae».

Se, dunque, la situazione al momento è tamponata, la Prefettura intende comunque prepararsi per i prossimi mesi, anche in vista di nuovi arrivi: «Non è un problema che si risolve esorcizzandolo. L’impatto si riduce se il carico è suddiviso tra vari comuni e se, con iniziative di integrazione, si evita che questi stranieri girino senza meta nel territorio. Se nessuno rispondesse all’appello? Se bisogna ricorrere alla clava, si farà, valutando tutte le opzioni; ma è una la logica da evitare. Bisogna gestire insieme il problema anziché subirlo. Come Prefettura stiamo pensado ad iniziative di solidarietà per raccogliere fondi».

di Laura De Benedetti