Lodi, 19 marzo 2014 - «Non ho avuto tempo nemmeno per rendermi conto di quanto stava accadendo. Mi si è presentato davanti e ha cominciato a sparare, senza dire una parola. Ha esploso tre colpi verso di me, uno dei quali mi ha raggiunto alla gamba sinistra. Ho cominciato istintivamente a saltellare, per evitare i proiettili. Dopo avermi colpito, se ne è andato. La gamba mi bruciava, mi sono steso sul divano e ho tamponato la ferita con la camicia, in attesa dell’ambulanza». Sono gli attimi del folle gesto di Giuseppe Riccardi, 57enne magazziniere della Techoelectric che, lunedì alle 10, ha impugnato una Beretta calibro 22 e ha colpito il responsabile amministrativo Francesco Croce, 49 anni, poi il titolare Matteo Anelli, 49, col quale aveva discusso poco prima. Anelli, ieri, è tornato in ditta con le stampelle dopo essere stato dimesso dall’ospedale. Sorride. «È andata bene, il proiettile mi è passato da parte a parte sfiorando l’arteria femorale. Bastavano due centimetri e non sarei qui a raccontare».

Poi racconta i minuti nei quali Riccardi, lui e Croce si sono confrontati nell’ufficio. «Gli avevamo comunicato che lo stipendio di febbraio in ritardo gli sarebbe stato dato tramite acconto e saldo: non solo a lui, ma a tutti i dipendenti era già stato detto questo, venerdì. Non vi erano problemi: tutti avevano accettato. Non so cosa lo abbia spinto a sparare. Ci ho pensato, ma non sono arrivato ad alcuna conclusione», dice Anelli.

Martedì, però, Riccardi era arrivato al lavoro agitato, non era il solito tipo tranquillo che tutti conoscevano. «Aveva gli occhi accesi, mi ha detto “mi devi licenziare”. Io non capivo. Poi gli ho detto: stai a casa, non posso obbligarti». E la rabbia di Riccardi è esplosa. «Non aveva mai dato segni di squilibrio, quando gli si chiedeva qualcosa da fare era sempre pronto. La ditta è sana, abbiamo chiesto la cassa integrazione ma l’anno scorso è stata applicata solo 34 giorni». Riccardi ha sempre fatto il magazziniere e, fino a qualche anno fa, anche il custode. Viveva in un appartamento sopra la ditta. Poi se ne era andato, ora abitava in centro a Castiglione. «Nessuno lo aveva cacciato. Aveva preferito andarsene lui. Anzi, la circostanza mi aveva sorpreso», dice. L’altro ferito, Croce, è ricoverato nel reparto di ortopedia dell’ospedale di Lodi. «Ieri, forse per lo choc, non percepivo ancora il dolore, ma ora la ferita fa malissimo. Sono ancora confuso». Croce dovrà tessere operato tra una settimana. «A parte il dolore fisico che è molto reale, il resto mi sembra un bruttissimo incubo».

di Mario Borra e Daniele Bellocchio