Lodi, 16 marzo 2014 - È lungo l’elenco delle spese indebite che sarebbero state fatte dall’allora amministratore unico delle Officine di Bagnolo Cremasco-Obc (storica industria di Metalmeccanica accasata a Crespiatica dichiarata fallita dal tribunale di Lodi il 27 gennaio 2010), Ernesto Berto. La Procura di Lodi e gli uomini della Guardia di Finanza contestano al titolare della società “prelievi” fatti con le più svariate causali: dal pagamento fasullo di venti lavoratori per 729.657 euro a un presunto credito della Obc con lo stesso titolare, costato alle casse societarie 502.624 euro.

Nel frattempo, il capitale sociale era sceso da 624mila euro ad appena 110mila. E gli operai venivano licenziati. Ma Berto, secondo la Procura, faceva la bella vita e continuava a prelevare fondi dalle esangui casse della Obc. Tanto da ritirare 35mila euro e girarle a un creditore siriano dello stesso Berto. Anche la Fabrin srl, controllata dalla Obc, avrebbe subito lo stesso “trattamento”: prima 50.284 euro sparite nel 2008, l’anno dopo 40mila euro per l’acquisto di tre orologi di lusso (Rolex e Patek Philippe), quindi 408.467 euro prese e girate alla società Corte Lotti (estranea alla vicenda) per il leasing di uno yacht di 19 metri. Eppure, in quegli stessi anni, secondo la Procura, la Banca di credito cooperativo Laudense ha continuato a finanziare Berto.

Secondo l’accusa, il direttore generale Fabrizio Periti avrebbe concordato con l’imprenditore prima la richiesta (accettata) di un mutuo da 1,9 milioni di euro con accensione di ipoteca sul vasto patrimonio immobiliare della Fabrin srl, poi il trasferimento di un milione e 750mila euro dalla Fabrin alla Obc, che a sua volta le ha riversate alla Bcc Laudense per estinguere un mutuo chirografario in precedenza erogato dalla banca alla stessa Obc.

Tutto, secondo l’accusa, in danno degli altri creditori, rimasti a bocca asciutta. Stando alla ricostruzione degli investigatori, il risultato di questo complesso castello finanziario era che la società Fabrin vedeva svalutarsi i propri terreni ormai ipotecati (che valevano circa 5 milioni di euro) a Crespiatica, Obc veleggiava verso il fallimento, Berto continuava a fare la bella vita, e la banca aveva già messo in salvo i suoi crediti con la concreta possibilità di mettere le mani sul patrimonio in immobili e terreni delle società nel gorgo del crac. A chiusura delle indagini sono stati notificati tre avvisi di garanzia a Berto, a Periti e anche al presidente del Consiglio di amministrazione della Banca di credito cooperativo Laudense fra il 2009 e il 2010, Gaetano Cerri. A conclusione delle indagini il procuratore capo del Tribunale di Lodi, Vincenzo Russo, ha annunciato che nelle prossime inchieste sarà squarciato il velo su altri fallimenti importanti avvenuti sul territorio e su altri reati di tipo economico. Ma non ha voluto aggiungere di più.

fabrizio.lucidi@ilgiorno.net