Corte Palasio (Lodi), 13 marzo 2014 - «Si sapeva che sarebbe finita così, ma spetterà al monsignor vescovo di Lodi prendere eventualmente delle decisioni riguardo al cammino spirituale di don Giampiero». A parlare in questi termini è monsignor Emilio Pastormerlo, portavoce della Diocesi di Vigevano, in riferimento alla conclusione del processo che ha visto imputato don Giampiero Bracchi per possesso di materiale pedopornografico. Don Giampiero, 57 anni, nato a Sant’Angelo Lodigiano, martedì ha patteggiato la pena di quattro mesi di reclusione e il pagamento di 1.200 euro di multa, poi convertiti in una pena pecuniaria di 31.200 euro totali, perché gli inquirenti avevano trovato sul suo computer sei immagini pornografiche aventi per protagonisti dei minorenni e tracce di altre 134 fotografie simili che erano state cancellate dalla memoria del pc. Il parroco aveva già avuto un precedente per atti sessuali con un 15enne, e anche in quel caso aveva deciso di patteggiare.

Secondo l’accusa, la triste vicenda aveva avuto come teatro l’oratorio di Corte Palasio, paese dove don Bracchi è stato parroco della chiesa di San Giorgio martire dal 2003 al 2007. Prima che il processo nei suoi confronti giungesse al termine, la diocesi di Lodi aveva deciso di fargli passare un periodo di “isolamento” a Milano e poi di trasferirlo in una casa di Zinasco vecchio, dalla quale ogni tanto il don si spostava per sotituire i preti assenti nelle parrocchie della zona. La decisione di collocare il prete alla diocesi di Vigevano era stata presa perché il vescovo di quella zona era monsignor Claudio Baggini, un lodigiano.

«Don Giampiero, però, è sempre rimasto incardinato nella diocesi di Lodi — specifica monsignor Pastormerlo —. Lo abbiamo accolto perché il nostro compito è sempre quello di cercare di far intraprendere alle persone un cammino di conversione, cosa che, tra l’altro, sembrava che don Giampiero stesse facendo. Era un cammino di recupero alla luce del sole». Dopo essere stato “trasferito” a Vigevano, infatti, il prete era stato assegnato alla parrocchia di Mezzano, frazione di Travacò Siccomario. Le perquisizioni in casa sua e le immagini pedopornografiche nel suo pc, però, lo avevano rigettato nell’occhio del ciclone e la curia aveva deciso nuovamente di spostarlo assegnandolo all’ospedale “San Martino” e alla Casa di riposo Fondazione istituzioni riunite di Mede. Questa volta, almeno, lontano dai bambini.