Lodi, 4 marzo 2014 - Avrà pensato che si trattava di un sogno o di uno scherzo, il marocchino Hicham Ennakagh, il quale nel tardo pomeriggio di venerdì è stato scarcerato dalla casa circondariale di Lodi al posto del suo compagno di cella. Hicham, 28 anni, era stato arrestato e imprigionato il 24 febbraio per spaccio. In realtà a uscire di galera doveva essere un connazionale più vecchio di lui di 12 anni, con i baffi (che lui invece non ha), e con un nome non proprio confondibile con il suo: Mahjub Echakraoui. La libertà del 28 enne è però durata poco perché convinto dal suo avvocato, Debora Piazza di Milano, si è costituito dopo 4 ore.

L’incredibile scambio di persona è avvenuto venerdì scorso attorno alle 17,30. Hicham viene prelevato dagli agenti di polizia penitenziaria, gli vengono consegnati gli effetti personali e accompagnato all’uscita. Dopo qualche istante telefona al suo legale. «Grazie, grazie avvocato, sei il migliore avvocato del mondo, mi hai già fatto uscire di prigione» le dice con voce concitata. Al che il suo difensore resta sorpreso. «Io Hicham, io Hicham, mi ripeteva dal telefono — racconta l’avvocato Piazza —. Grazie, sono libero. Ma c’è un problema: mi hanno dato un altro portafoglio e i documenti di uno che ha i baffi. A quel punto gli ho detto di aspettare un attimo e ho chiamato in carcere chiedendo se il mio assistito, di cui ho fornito tutti i dati, fosse ancora recluso. Mi hanno incredibilmente risposto di sì».

«A quel punto ho richiamato Hicham e gli ho detto di aspettarmi in un luogo concordato vicino al fiume Adda che avrei preso l’auto e l’avrei raggiunto — prosegue il difensore —. Volevo evitare che qualcuno potesse fermarlo e incriminarlo di evasione. Ci siamo poi visti alle 21 e l’ho convinto a fare ritorno in carcere. Lui un po’ a malincuore ha accettato, ma ha capito che le conseguenze sarebbero state peggiori. Ci siamo presentati in Questura e abbiamo esposto l’accaduto. Giovedì però presenterò istanza di scarcerazione per lui come premio per buona condotta».

A essere destinato ai domiciliari doveva essere in realtà il connazionale che deve rispondere del reato di estorsione a un parroco di Codogno. «La disorganizzazione nella gestione del lavoro è uno dei motivi che ci aveva portato a chiedere l’avvicendamento della direttrice del carcere di Lodi — commenta Dario Lemmo, vicesegretario provinciale del sindacato della Polizia Penitenziaria Sappe —. Quanto accaduto è di estrema gravità, ma bisogna capire i reali motivi che hanno portato all’errore». Parole sottoscritte dal collega Enzo Tinnirello, segretario aggiunto Ugl, il quale aggiunge che un altro caso più o meno simile si era verificato a inizio febbraio. Anche in quell’occasione poi il detenuto era stato ricondotto in carcere.

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