Lodi, 22 gennaio 2013 - Gli agenti della Polizia penitenziaria del carcere di Lodi chiedono l’avvicendamento del direttore Stefania Mussio. Con una lettera sottoscritta dai rappresentanti delle sigle sindacali Sappe, Uil PA Penitenziaria e Ugl Polizia Penitenziaria e indirizzata al provveditore regionale dell’Ammnistrazione Penitenziaria (e per conoscenza al prefetto, al questore e al sindaco di Lodi), snocciolano 28 contestazioni. «Il direttore della Casa circondariale — arrivano a concludere i lavoratori —, non ha alcuna intenzione di tenere corrette relazioni sindacali, non persegue in alcun modo il benessere del personale, non si preoccupa delle condizioni lavorative “abusando del mezzo disciplinare”, preoccupandosi soprattutto di gestire (da alcuni anni) una alquanto “discutibile” produzione continua di dolciumi preparati nella cucina detenuti e venduti a nome della Casa Circondariale di Lodi da ristretti in articolo 21 O.P.-Ordinamento penitenziario (norma che regola il lavoro esterno, ndr), in occasione del mercato settimanale cittadino, nel Palazzo della Provincia, agli incontri dell’Ordine degli avvocati e in altri eventi, con incassi di svariate migliaia di euro l’anno». «A tutt’oggi — aggiungono — non conosciamo la titolarità dell’associazione di volontariato che gestisce tali introiti e per quali finalità vengano impiegati, ed inoltre, se sia autorizzata l’automobile di servizio (regolarmente impiegata) per il trasporto dei dolciumi e della bancarella per il raggiungimento dei siti di vendita». Il personale di Polizia penitenziaria sottolinea che i problemi «perdurano da 7 anni».

La prima contestazione che viene mossa all’attuale direttore è la «mancanza di rispetto nei riscontri alle note nonché alle prerogative sindacali contrattualmente previste». Inoltre viene criticata la «mancanza di informazione ed esame sull’organizzazione del lavoro», «il Protocollo d’intesa locale ancora non sottoscritto nonostante l’intimazione della Commissione Arbitrale Regionale a definirlo entro il 31 dicembre 2012», «i turni di servizio della sezione Olmo», «interpretazioni errate delle varie circolari dipartimentali e provveditoriali». «Le tessere di riconoscimento della Polizia penitenziaria sono scadute e non rinnovate — denunciano ancora le organizzazioni sindacali —. Manca un regolamento interno, c’è disorganizzazione nella gestione del personale e dell’Istituto, gli ordini di servizio non corrispondono alla realtà strutturale dell’Istituto, con conseguente aggravio di lavoro a carico della Polizia Penitenziaria ed in alcuni casi palesemente illegittimi. La cosiddetta “vigilanza dinamica” e la realizzazione dei circuiti regionali, sono stati gestiti autonomamente dal direttore senza alcun coinvolgimento delle organizzazioni sindacali».

Sotto accusa anche la «gestione delle ferie d’ufficio senza rispettare le direttive Prap (Provveditorato regionale Amministrazione penitenziaria) con anche 11 unità al giorno in ferie e con la conseguenza di soppressione di riposi, accumulo di lavoro a carico del personale in servizio e turni che hanno superato le 12 ore di servizio», «piantonamenti effettuati anche con una sola unità e senza la possibilità di fruire dei pasti», «carichi di lavoro e di responsabilità che superano qualsiasi soglia di tollerabilità», «carenze igieniche in sezione, poiché due cani donati all’Istituto sono sovente ricoverati nella sezione “Olmo” nelle ore diurne e spesso anche in quelle notturne notturne e lì (oltre ad essere luogo non idoneo) producono i loro escrementi sul pavimento». «Anche il direttore — aggiungono — porta il proprio cane con sé al lavoro e lo lascia libero di girare per gli uffici».

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