Lodi, 4 gennaio 2014  - Una certezza, in un mare di dubbi: fino al primo aprile, Newlat non può licenziare nessuno dei 38 dipendenti (su 88) della ex Polenghi contro la loro volontà. È il risultato del verbale d’accordo firmato ieri nella sede del ministero del Lavoro a Roma, fra sindacati e azienda, alla presenza dei delegati di Regione Lombardia e Emilia Romagna (coinvolta con i due stabilimenti di Bologna e Reggio Emilia, dove rischiano il posto 139 operai). L’intesa prevede che Newlat non proceda con i 177 licenziamenti annunciati in tutta Italia fino a fine marzo; in cambio, le Regioni hanno assicurato il finanziamento di altri tre mesi di cassa integrazione.

Ma dal primo aprile, se non si trovasse un nuovo accordo per cassa integrazione, contratti part time o di solidarietà, Newlat potrebbe licenziare. Intanto, a partire dal 9 gennaio, l’azienda può già accordarsi - offrendo bonus economici all’esodo - con chi vuole andarsene di sua volontà. Domenico Ossino, sindacalista della Uil, commenta: «Dopo 11 giorni di passione e feste di Natale vissute male, siamo finalmente arrivati all’accordo, che martedì verrà sottoposto all’assemblea dei lavoratori. Ora si apre la trattativa a livello di Regione, ma i licenziamenti fino a marzo scatteranno solo con il consenso del lavoratore».

Dopo i tre mesi? «Cassa, contratti part time o contratto di solidarietà: tutte formule da discutere — dice Ossino —. Se non si trova l’intesa, l’azienda potrà poi licenziare seguendo i criteri di legge: considerando carico familiare, anzianità, eventuale disabilità».E il piano di rilancio della fabbrica? «Non ne abbiamo parlato a Roma, ma è sottinteso che i tre mesi di “ossigeno” dovranno servire per capire il futuro — incalza Ossino —. Serve un piano di rilancio esplicito, istituzioni e lavoratori devono pressare l’azienda. Senza escludere l’ipotesi di impiantare a Lodi la produzione di latte in polvere». Quest’ultima ipotesi, però, è stata già bocciata dal patron di Newlat, Angelo Mastrolia, che intanto tira acqua al suo mulino e parla di «intesa storica, perché i sindacati hanno riconosciuto che ci sono lavoratori in esubero».

Paolo Zanetti, sindacalista della Cgil, è cauto: «È stata una giornata dura, l’azienda ha ceduto agli ammortizzatori sociali in deroga grazie all’intervento delle Regioni e alla mobilitazione dei lavoratori. Siamo riusciti a bloccare i licenziamenti nell’immediato, ma sul futuro gli interrogativi restano tutti». Il deputato della Lega, Guido Guidesi, avverte Mastrolia: «Auspico chiarezza da parte di Newlat, tutte le istituzioni devono riflettere sul futuro dello stabilimento. Se non c’è un piano serio per il futuro, Newlat si faccia da parte e lasci libero spazio a chi invece ci crede».

Il consigliere regionale Claudio Pedrazzini (Forza Italia) esprime «soddisfazione per l’accordo» e promette: «Continueremo a fare la nostra parte, sollecitando e affiancando in ogni momento la Giunta lombarda, a cui vanno i miei ringraziamenti per la pressione fatta sul Governo nazionale, affinché le crisi aziendali siano affrontate con il maggior numero di strumenti utili alla sopravvivenza delle imprese e alla tutela dei lavoratori». Il deputato Pd, ed ex sindaco di Lodi, Lorenzo Guerini, analizza: «L’unica nota positiva è il posticipo dei licenziamenti. Restano però tutte le perplessità sul futuro dello stabilimento in assenza di un piano industriale. Credo che il sito di Lodi si potrà salvare solo se sarà ceduto ad altri soggetti».

di Fabrizio Lucidi e Tiziano Troianello