Merlino, 25 ottobre 2013 - Tanti incontri, tramite l’associazione “Avviso pubblico”. Ma il protocollo antimafia negli appalti della pubblica amministrazione, ideato e redatto dall’architetta lodigiana Serena Righini, dipendente dell’ufficio tecnico del comune di Merlino, e dall’ingegnere Luca Bertoni, già sindaco di Tavazzano e consulente tecnico, non ha ancora trovato una vera e propria applicazione, nonostante la notorietà raggiunta e l’ufficialità con la quale era stato siglato a Merlino, con la Prefettura di Lodi, il 28 marzo 2012. In sostanza il ‘protocollo della legalità’ prevede un premio (+8% delle volumetrie) a chi accetta di sottopore a controlli serrati (da bilanci e conto correnti fino alle targhe dei mezzi in cantiere) la propria azienda e i subappaltatori, con rescissione netta del contratto (e pagamento di una penale del 20%) per chi non supera i controlli.

Righini, il protocollo è già stato applicato a Merlino?
«No. Il nostro Piano di governo del territorio non prevede molte aree di trasformazione e finora, anche a causa della crisi, non sono ancora stati presentati progetti di riqualificazione urbana, per cui il protocollo antimafia non è ancora stato messo in pratica».

Quali altri Comuni l’hanno adottato?
«Nel Lodigiano, finora, nessun altro ente locale. Al momento mi risulta che il Comune di Desio, nel Milanese, stia portando avanti l’iter di approvazione. Anche Corsico sembrava interessato, ma non so a che punto siano. Ogni tanto ci arrivano richieste di copia del protocollo da parte di qualche ente locale, ma al momento nulla di più...».

Perché tanti amministratori ne sottolineano l’utilità per contrastare le infiltrazioni mafiose e poi non lo adottano?
«Forse, in parte, incide l’arrivo della crisi. Si tratta infatti di uno strumento che comporta un aggravio di costi per chi lavora in un ufficio tecnico. Il Lodigiano, poi, è una realtà fatta di comuni piccoli, oggi sottoposti ai tagli dello Stato, all’obbligo di riunirsi in forma associata e, se non ci saranno deroghe, anche al rispetto del patto di stabilità. D’altra parte si tratta di una scelta di come investire le risorse, seppur sempre più scarse».

Mercoledì prossimo lei e Bertoni siete invitati a parlare nell’ambito dell’iniziativa su “La legalità nelle istituzioni pubbliche” a Delebio, in Valtellina. Tenete spesso conferenze?
«Con l’associazione “Avviso Pubblico”, che sostiene la diffusione di buone pratiche negli enti locali, stiamo andando in giro a presentare il protocollo, riscuotendo sempre un grande successo. Sono soprattutto i costruttori, ultimamente, a farci i complimenti: chi lavora onestamente nel campo dell’edilizia sente l’esigenza dell’applicazione di questo strumento come forma di tutela contro chi può permettersi di fare prezzi più bassi in modo illegale e dunque sleale».
laura.debenedetti@ilgiorno.net