Lodi, 7 agosto 2013 - Sit-in di solidarietà organizzato ieri a Tavazzano, verso Giulio Cavalli, attore e sceneggiatore da anni sotto scorta. La manifestazione è nata dall’idea di Fabio Abati, giornalista che da anni tratta temi che riguardano le mafie e preparata con l’aiuto dell’Arci “Primo maggio” di Lodivecchio. «Siamo orgogliosi di dare un sostegno a Giulio. C’è il rischio che già a fine agosto possa trovarsi senza tutela nonostante le minacce subite. L’idea del sit-in è nata sabato. Il 27 settembre abbracceremo Giulio Cavalli, che verrà a presentarci il suo libro “L’innocenza di Giulio: Andreotti e la mafia’’— spiega Matteo Giulieri, presidente Arci Primo maggio di Lodivecchio».

La vicenda che ha colpito Giulio Cavalli inizia nel 2009 quando mette in scena il monologo “Do ut Des”, spettacolo teatrale su riti e conviti mafiosi. A causa delle minacce mafiose ricevute a seguito della messa in scena dello spettacolo, gli è stata assegnata una scorta. Pochi giorni fa le scottanti dichiarazioni rilasciate dal collaboratore di giustizia Luigi Bonaventura, risalenti al 2011. Secondo l’ex boss calabrese, pentito da sei anni, le cosche avrebbero deciso di uccidere Giulio Cavalli: «Qualcuno parla di una siringa nel braccio». Ma l’ipotesi più vicina alla realtà dei fatti è quella di un incidente.

Poi rivela al quotidiano “Il fatto quotidiano”: «Bisognava trovare qualcuno che rubasse un camion, nella fuga poi si provocava l’incidente mortale. Solo in un secondo momento sarebbe stato ucciso e seppellito». Tutto per far sembrare l’incidente una tragica fatalità. «Mai e poi mai si doveva sapere che dietro c’era la ‘ndrangheta». Dietro il rischio di martirizzare Cavalli. «Bisognava iniziare a screditarlo negli ambienti politici e dell’antimafia».

Attivare la “macchina del fango” contro Giulio Cavalli, candidato Sel come consigliere alle ultime elezioni regionali in Lombardia, per non farlo entrare in Regione. E così è stato. Tra i ragazzi accorsi ieri davanti al teatro Nebiolo di Tavazzano, del quale Giulio è direttore artistico, c’era anche una parte del gruppo Lodigiano “Piccola banda Rebelde”, che ha improvvisato “I cento passi” dei Modena City Ramblers. Poi la telefonata a Giulio Cavalli, che ormai vive definitivamente a Roma. «Sono più tranquillo fuori dalla Lombardia — dichiara Cavalli. Apprezzo questi gesti di sostegno verso di me. Sono tutte cose importanti. Ringrazio Bonaventura. Il mio primo pensiero va proprio a lui e ai rischi che si è preso rilasciando queste dichiarazioni. Spero lo proteggano».

di Carlo D'Elia