Quartiano di Mulazzano, 3 agosto 2013 - È fallito il progetto della discoteca-oratorio “M’interessi”, nata il 10 giugno del 1999 per volontà del parroco don Emanuele Brusati. In queste settimane il centro è in fase di smobilitazione, si vocifera che il parroco sia stato rimosso, che ci sia un ingente buco in bilancio: la Curia non conferma ma le messe infrasettimanali dal mese di luglio, e fino al 14 settembre, data della sagra patronale che nessuno sta organizzando, sono state sospese, la funzione è celebrata solo la domenica da don Luigi Rossi, economo della Diocesi, i ragazzi del grest si sono dovuti trasferire a Cervignano.

Inoltre il 16 febbraio scorso l’A.S. Real Qcm, 17 squadre per 250 ragazzi, che allenava i ragazzi nel campo dell’oratorio, è stata sfrattata adducendo questioni economiche, le stesse per cui il 24 febbraio è stato annunciato che l’asilo parrocchiale, 27 bambini, due insegnanti, una cuoca e 16 potenziali nuovi iscritti, sarebbe stato chiuso a giugno, spiazzando le famiglie. Ma il peggio è che, in questo periodo, mentre veniva rimosso il maxi tabellone pubblicitario che inneggiava ad andare “oltre i luoghi comuni” e al “divertimento educativo”, e mentre alcuni camion, sbarrato l’accesso al cortile del centro parrocchiale, portavano via del materiale dalla “discoteca”, la frattura tra chi, già da marzo, va denunciando la situazione, invocando, con una lettera firmata da 424 residenti su circa 1.050 elettori, invano, un incontro col vescovo monsignor Giuseppe Merisi, e chi difende a spada tratta l’operato del “don”, si è fatta insanabile.

L’aria è opprimente, ma non per il caldo, bensì per le accuse, anche via Facebook, lanciate tra le due fazioni, al limite della calunnia personale, fino alle minacce di querela. Il vero fallimento sta qui: prima ancora di non essere più da tempo oratorio dei ragazzi del paese ma una discoteca per gruppi e per adulti, prima ancora di aver trascinato con sè (nei debiti?) due strutture essenziali per una frazione, come l’asilo e il campo di calcio, il progetto “M’Interessi”, che avrebbe dovuto essere prima di tutto educativo e per i giovani, ha instillato gocce di veleno all’interno della comunità

«La situzione è degenerata — conferma Marina Dordoni, presidente dell’associazione Vittime della Strada, residente a Quartiano —. Perché Comune e Diocesi non sono intervenuti prima? Quando è nato il “M’interessi”, mio marito fu tra i tanti volontari che vi operarono per farlo funzionare. Dopo un paio d’anni però la situazione cambiò: i prezzi non erano più da oratorio, per accedervi bisognava prenotare, il centro era frequentato da gruppi esterni ma non più dai ragazzi del paese. Oggi don Emanuele, ormai più manager che prete, porta via la roba dicendo che gli è stata regalata, ma in paese molti, come me, si chiedono: con che diritti smonta tutto? E noi cosa ce ne facciamo di una costruzione di quel tipo, vuota?».

laura.debenedetti@ilgiorno.net