Lodi, 2 luglio 2013 - L’annosa querelle del prezzo del latte finisce sui tavoli dell’Antitrust. La Coldiretti Lombardia ha presentato un esposto all’autorità garante della concorrenza e del mercato «per segnalare il comportamento di Italatte spa, gruppo Lactalis Italia, e Parmalat spa, Groupe Lactalis». Entrambe società nell’orbita del colosso francese Lactalis. All’origine dell’esposto, la denuncia di «condotte commerciali sleali ai sensi dell’articolo 62 (la norma che regola i rapporti commerciali nella filiera agroalimentare, ndr) in quanto verrebbe proposto un prezzo per la campagna 2013-2014 palesemente al di sotto dei costi di produzione medi del latte destinato alla trasformazione». L’esposto, firmato dal presidente di Coldiretti Lombardia Ettore Prandini, mette l’accento sul fatto che «gli animali producono il latte quotidianamente e non può essere stoccato, ma va ritirato di giorno in giorno e destinato a lavorazione e trasformazione. Gli allevatori non sono in condizione di interrompere le consegne alle industrie e sono costretti ad accettare condizioni contrattuali unilateralmente determinate. In particolare i prezzi».

Parmalat e Italatte avrebbero inviato una comunicazione ai loro fornitori offrendo 40 centesimi al litro, contro un costo totale lordo medio in Italia per il latte alimentare in zone di pianura che ha ormai sfondato la soglia dei 55 centesimi al litro. Differenza negativa confermata anche da una recente indagine di Ismea dalla quale risulta che gli allevamenti di medie dimensioni (quelle fra 100 e 300 capi), i più numerosi in Lombardia, hanno costi medi di oltre 49 centesimi al litro e quelli con oltre 300 capi riescono a scendere poco sotto. «I 40 centesimi offerti da Parmalat e Italatte non sono affatto proporzionati al valore del latte ritirato dalle stalle — attacca Prandini —. È uno squilibrio sanzionato dalla legge che vieta pratiche che determinano prezzi al di sotto del costo di produzione medio del latte. Italatte e Parmalat stanno approfittando della posizione di forza nei confronti degli allevatori, visto che sono il primo e il quinto acquirente di latte italiano con circa 9 milioni di quintali totali all’anno, di cui 7 ritirati da stalle lombarde».

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