Lodi, 26 maggio 2013 — Collaborativo, come lo era stato durante il primo interrogatorio con il pubblico ministero Sara Mantovani. E disperato. Così si è mostrato Maurizio Ciceri ieri nel carcere di Lodi, durante l’interrogatorio di convalida dell’arresto davanti al gip Del Corno. L’operaio di 49 anni che venerdì pomeriggio ha ucciso con dieci coltellate l’ex convivente romena Angelica Timis, 35 anni, non poteva che confessare il suo gesto di bestiale violenza, compiuto in un giardinetto di Guardamiglio in pieno giorno, sotto gli occhi di tanti testimoni. Sui fatti ci sono pochi dubbi: l’agguato alla donna, dopo essersi portato dietro un coltello da cucina, la disperata corsa di lei per sottrarsi ai fendenti. E poi l’intervento dei passanti, primo fra tutti un ragazzino di 16 anni che senza paura ha bloccato il polso dell’assassino, dando man forte a un altro testimone che lo ha immobilizzato fino all’arrivo delle forze dell’ordine.

Su tutto questo Ciceri non poteva che ammettere le proprie responsabilità. Ma assistito dal suo avvocato Paolo Aliprandi ha parlato anche delle cause della sua esplosione di follia, una causa legata soprattutto alla gelosia. Al piano terra del Palazzo di giustizia lodigiano, dove ci sono gli uffici del procuratore capo Vincenzo Russo e del sostituto Mantovani incaricata dell’inchiesta, in queste ore sono stati compiuti serrati controlli per verificare se e come Angelica avesse in passato denunciato episodi di violenza o di stalking. Dagli atti ufficiali, spiega il procuratore Russo, emerge che la donna aveva sporto querela una sola volta nel gennaio del 2012, circa un anno e mezzo fa, per essere stata picchiata con un asciugamano. Il referto in quel caso parlava di 3 giorni per stress.


Poi più nulla, almeno di ufficiale, e mai ai carabinieri di Guardamiglio che la incrociavano spesso visto che era andata ad abitare a pochi passi dalla loro caserma. Dagli atti quindi si giunge alla conclusione che quella di Maurizio Ciceri è stata una determinazione omicida scattata nell’ultimo periodo, forse a febbraio quando sembra che l’uomo abbia saputo della presenza di un rivale. Scavando nel suo passato recente si trovano le crescenti difficoltà economiche, aggravate dal fatto che la sua azienda stava per trasferirsi nella Bergamasca lasciando a lui e a decine di altri colleghi la scelta di fare il pendolare o di perdere il posto. E poi c’era il mutuo per la casa che aveva preso assieme alla ex convivente e che lei non pagava dopo la separazione. Ma alla fine sembra che le questioni economiche venissero in secondo piano rispetto alla rabbia per essere stato tradito.

di Tommaso Papa