Sant'Angelo Lodigiano, 27 marzo 2013 - «Io il tapiro da Striscia la Notizia sono disposto a prenderlo, ma a patto che non mi facciano domande sul lavoratore dell’ospedale di Sant’Angelo Lodigiano giudicato troppo frettolosamente assenteista. Si attacchi me, ma per lui attendiamo le indagini e la commissione disciplinare interna all’Azienda Ospedaliera di Lodi che deve ancora convocarlo».

Dopo la bufera scatenatasi su Gianfranco Bignamini, sindacalista dell’Unione Sindacale di Base che sta difendendo l’operatore pizzicato dalle telecamere del tg satirico mentre va al bar e gioca alle slot dopo aver timbrato, e che lunedì pomeriggio ha reagito con violenza all’inviato Valerio Staffelli che voleva consegnarli il Tapiro d’Oro, ieri si è difeso. Ma senza chiedere scusa. «Staffelli si è presentato a Vimodrone a un convegno del sindacato. Gli ho detto più volte che non volevo affrontare l’argomento. Poi ho reagito con violenza», ammette Bignamini, il quale si aspetta che l’inviato di Striscia si presenti ancora da lui domani sera, quando è prevista la fiaccolata a Codogno in difesa dell’ospedale.

Nelle immagini  trasmesse lunedì sera, si vede Bignamini raggiunto da Staffelli nella sede del sindacato Usb e, in un bar, e in entrambi casi allontanato in malo modo. Il sindacalista schiaccia Staffelli in una porta e gli molla pure un pugno in volto.

Sulla vicenda del lavoratore, il sindacalista ribadisce la sua tesi. «Io non sto dicendo che questo lavoratore non abbia sbagliato. Ma le indagini sono ancora in corso e la commissione disciplinare deve ancora convocarlo. Chiedo solo di non sbattere il mostro in prima pagina. Quando dovrà rispondere sulla vicenda, sarà giudicato e pagherà per quello che ha fatto, ma non capisco l’accanimento su una persona in servizio da oltre 30 anni, senza mai una macchia sul suo conto. Io sto facendo il mio lavoro da sindacalista e cercherò di far sì che la sanzione, se ci sarà, sia contenuta e che non si arrivi al licenziamento. Ha la moglie disoccupata e due figli, uno dei quali - per il tam tam mediatico creatosi - non vuole più andare a scuola per la vergogna».

di Mario Borra

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