Lodi, 14 marzo 2013 - Pestò una donna di 90 anni, ma la badante - da allora - è uccel di bosco. E il processo va avanti, ma in contumacia. Verso una condanna che avrà probabilmente il sapore della beffa. Non si ha infatti alcuna, dall’estate scorsa, della badante violenta incastrata dalla polizia di Lodi - grazie a telecamere nascoste piazzate in casa - dopo la denuncia di una famiglia. La badante, K.G., ucraina di 61 anni, è accusata di aver inflitto crudeli maltrattamenti alla 90enne di cui avrebbe invece dovuto prendersi cura. Il figlio della pensionata, infatti, l’aveva accolta in casa, dandole un lavoro in regola e ben retribuito, ma anche la sua fiducia, ritenendo fosse la soluzione migliore per far vivere serena la madre nel suo appartamento a Lodi.

 

La presenza di un’altra persona si era resa necessaria perché la nonnina, benché lucida, aveva problemi di deambulazione. L’educazione dell’anziana, timorosa di creare problemi ai suoi parenti, aveva però fatto sì che la crudele badante continuasse per settimane a picchiarla, fra le pareti domestiche. Fino a quando la debole vittima, ormai esasperata, ha denunciato i maltrattamenti subiti prima al figlio, poi alla polizia. A quel punto gli investigatori, acquisita la denuncia, avevano nascosto micro-telecamere nell’abitazione e filmato l’ucraina mentre metteva pentole in testa alla malcapitata assistita, tentava di soffocarla con stracci, la colpiva con violenza e la teneva calma dandole sedativi tra l’altro mai prescritti da nessun medico.

 

Ora, resta l’amarezza del figlio davanti al mero provvedimento del giudice, in attesa di giudizio, di imporre all’ucraina un allontanamento dalla casa e neppure una misura coercitiva come il carcere o almeno l’obbligo di firma. Risultato? La semplice denuncia a piede libero ha permesso alla 61enne di scappare poco dopo nel suo Paese. D’altronde, aveva manifestato l’intenzione di ritornare a casa ancora prima della denuncia. Da allora, non ci sono stati più provvedimenti a suo carico. «Il procedimento penale va avanti, d’ufficio, ma è logico che la donna non sarà mai punita — commenta amaro il figlio della donna, Cesare Senzalari —. Non mi sono neppure presentato all’udienza preliminare, dove per l’accusata c’era l’avvocato d’ufficio che, probabilmente, non ha mai visto la sua assistita. Per me sarebbe come perdere tempo, purtroppo». La seconda udienza sarà a giugno. Ma anche lì, c’è da giurarci, dell’ucraina non si vedrà neppure l’ombra. Se non altro, ora la 90enne è serena. «Vive in casa di riposo, sta bene», dice il figlio.

paola.arensi@ilgiorno.net