Lodi, 17 novembre 2012 - Sono state 223 le donne vittime di violenza finite al pronto soccorso da gennaio a fine settembre nel Lodigiano. Erano state 257 nell’intero 2011 e 296 nel 2010. È il dato emerso ieri pomeriggio nel convegno promosso dall’Azienda Ospedaliera presso il Foyer del Bpl City.
Il fenomeno colpisce soprattutto donne in una fascia d’età compresa tra i 25 e i 44 anni vittime di violenze - nel 60% dei casi - all’interno delle abitazioni. Anche perché la quasi totalità degli aggressori è composta dai partner (mariti, fidanzati, conviventi).

«A colpire — spiega Barbara Grecchi, dell’Azienda ospedaliera — è, nella tipologia dei traumi, l’aumento delle contusioni multiple, ormai al 52 per cento. A formalizzare una denuncia è l’83% delle vittime, di cui un 51% di italiane, un 24% di extracomunitarie e un 9% di comunitarie».
Di fronte ad un pubblico numeroso, sono intervenute la psicologa Manuela Dell’Anna della clinica Mangiagalli di Milano, che ha illustrato le varie forme di violenza (fisica, sessuale, psicologica, economica, assistita), la criminologa Cinzia Mammoliti autrice di “Il Serial killer dell’anima”, che ha spiegato come «un abusante trasformista vampirizza le energie della propria vittima». Invece l’antropologa Maryan Ismail ha comparato le origini dell’immagine femminile nella storia, mentre le operatrici del “Centro Antiviolenza” di Lodi hanno illustrato due anni di attività, fornendo consulenza psicologia alle vittime e facendo prevenzione nelle scuole.

Proprio il centro Antioviolenza, insieme alla cooperativa Emanuele di Casalpusterlengo, sta per siglare una convenzione con l’Azienda ospedaliera, premessa per l’attivazione, entro 3-4 mesi, di un percorso multidisciplinare di accoglienza della vittima a partire dal Pronto soccorso: «Il progetto — anticipa Grecchi — si chiama “Il territorio si fa rete”. L’operatore di Pronto soccorso, in continua formazione sul tema, cercherà di instaurare una relazione di fiducia con la vittima e poi la tratterà in osservazione, quando già non è grave e deve essere ricoverata, in attesa che, entro 24 ore, di persona o per telefono, intervengano per il Nord Lodigiano le operatrici del Centro Antiviolenza, per il sud, la cooperativa Emanuele.

Nella seconda fase, tutte le vittime verranno prese in carico dal Centro di Lodi per un sostegno più a lungo termine. Questo, ovviamente, a prescindere dal lavoro delle forze dell’ordine. Come Azienda ospedaliera, stiamo inoltre lavorando con la Prefettura di Lodi a un protocollo sulla prevenzione della violenza: un tavolo istituzionale attorno al quale si possano sedere tutte le figure impegnate su questi temi; a gennaio, infine, presenteremo la mostra “Mi vedi fragile” dei Padri Somaschi di Milano, che da tempo si occupano di tratta delle donne e di violenza domestica».

laura.debenedetti@ilgiorno.net