Castiraga Vidardo, 22 settembre 2012 - Mille metri quadrati di struttura, il cuore di tanti volontari, il genio creativo di due architetti che hanno sposato l’idea e il quotidiano e amorevole intervento di un impresario che l’ha concretizzata. Sono questi gli ingredienti dell’innovativo progetto “Social housing” realizzato, nella sua prima parte, proprio come sognava Beppe Castelvecchio, responsabile della comunità Il pellicano di Monte Oliveto a Castiraga Vidardo. Opera in cerca di fondi per essere ultimata.

Intenso il calore di chi ieri ne ha sentito parlare nel dettaglio dopo l’esibizione, al saxofono, di Lorenzo Rota, il musicista che ha seguito le presentazioni del libro “L’utopia possibile” di Castelvecchio che, tra le pagine, si racconta. Il taglio del nastro sarà domani alle 10.30. «Abbiamo avvertito l’esigenza di tanti, provocata dalla crisi economica, di trovare una soluzione abitativa e così abbiamo realizzato questi mini appartamenti per accogliere chi è in difficoltà. Due autonomi per singoli o coppie e due stanze da tre posti l’una, che in un caso potrebbero diventare cinque grazie a un soppalco, con anche ascensore, lavanderia e tutto l’occorrente per una buona qualità della vita» ha introdotto Castelvecchio.

E ancora: «Devo ringraziare chi ci ha messo il cuore come fosse casa sua e quindi l’architetto Ada Negroni e il marito, l’impresario Gianluigi Zoncada che ha realizzato tutto l’esistente e chi ci ha donato buona parte del mezzo milione di euro investito in questo progetto sociale e nel cambiamento d’uso di quelle che prima erano stalle e porcilaie della comunità nata un trentennio fa grazie a don Leandro Rossi». La Fondazione Bipielle ha donato 70mila euro, il mutuo appena acceso è di 250mila euro e a breve saranno ritirati altri 100mila euro «perché Fin Lombardia ha capito la finalità del progetto mentre all’inizio l’idea di affiancare a una comunità di recupero una struttura simile non era stata molto gradita da enti e istituti di credito». Un sacerdote celebrerà la messa e benedirà la struttura.

All’interno ci sono una sala conferenze, uffici, appartamenti
con travi a vista in legno lamellare, porte in legno, terrazze e ogni comfort, pur in spazi ristretti. Invece locali come cucina e salotto sono in comune. L’architetto Negroni, ricordando che l’opera è stata realizzata in due anni e appena possibile vedrà la realizzazione delle ultime parti, ha detto: «Insieme a mio marito ho sposato il progetto perché Il pellicano è sempre stata una comunità aperta e c’era la possibilità di creare qualcosa di speciale. Una struttura integrata in un’ansa del fiume Lambro e un paesaggio tranquillo».

di Paola Arensi