Lodi, 28 luglio 2012 - Il terremoto che ha segnato l’Emilia e la bassa Lombardia ha provocato tra l’altro un brusco innalzamento dell’attenzione sulla sicurezza degli edifici pubblici, in particolare delle scuole. Non a caso, quindi, la Provincia ha compiuto un monitoraggio sugli istituti che gestisce sul territorio, una dozzina, e ieri ha dato i risultati sul loro ‘stato di salute’.

«Nessuno presenta situazioni di rischio immediato — ha spiegato il vicepresidente dell’ente Claudio Pedrazzini, sottilineando che argomenti così delicati richiedono il massimo sforzo per evitare inutili allarmismi ma su tutti serva fare manutenzione preventiva». A cominciare dai più longevi: il ‘Bassi’ di via Porta Regale, il ‘Maffeo Vegio’ di via Carducci e il ‘Tosi’ di via Marconi.

«La Provincia— ha spiegato Pedrazzini — aveva in programma iniziative sin da prima del terremoto — Così abbiamo affidato a una societa specializzata, la Tecnoindagini, un monitoraggio tecnico. Questo ci ci consentirà una corretta distribuzione delle risorse, che non sono mai abbastanza e vanno mirate alle situazioni più urgenti».
«Disponiamo dell’anagrafe scolastica — ha aggiunto l’ingegnere della Provincia Maurizio Pozzi — dalla quale emerge la ‘cartella clinica’ di ogni edificio, ma si tratta di rilievi semplicemente visivi. Ora abbiamo anche dati strumentali per tutti gli istituti, grazie ai quali possiamo stabilire il grado di pericolosità, sempre che sussista. Nelle nostre scuole non esistono situazioni gravi che richiedano risposte urgentissime, ma fattori critici che devono essere riportati alla normalità».

L’attenzione dei tecnici provinciali e di quelli delle società incaricata delle indagini è stata ovviamente concentrata sul controllo dei controsoffitti, che rappresentano evidentemente un elemento chiave in un’ottica di prevenzione antisismica: in due anni su questo fronte sono state impiegate risorse per un milione e 800mila euro, ma le verifiche si sono estese anche ai parapetti, agli infissi, alle pareti divisorie.

Marco Gallotta, rappresentante della Tecnoindagini, ha descritto nei particolari le ricerche condotte negli edifici scolastci provinciali mentre Pedrazzini ha dato un quadro economico dell’impegno della Provincia (ma anche di Stato e Regione) su questo fronte.
«Calcoliamo che per la conservazione del patrimonio dell’edilizia scolastica l’ente abbia speso 7 milioni di euro in questi anni e sin da prima del terremoto avevamo chiesto al Cipe un’altra tranche di 750mila euro.

Poi però l’aggravamento della crisi, e il sisma stesso, hanno ritardato tutto. Quella somma comunque verrà impiegata negli interventi su Bassi, Maffeo e Tosi in tempi brevi, mentre dalla Regione ci attendiamo altri 3 milioni». Pur cercando di non creare allarmismi tutti sanno che sono quasi inevitabili: «Le crepe nei muri ci sono sempre state — ricorda l’ingegner Pozzi — ma da quando è scoppiata l’emergenza non ce ne sfugge una, ce le segnalano tutte».

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