Lodi, 20 dicembre 2011 - «È una legnata legnata che non ci aspettavamo. Attendiamo di leggere le motivazioni tra 90 giorni, per presentare appello». L’avvocato Michele Apicella ha commentato così la decisione dei giudici di Parma che nel processo di primo grado per il crac dell’agenzia turistica Parmatour (parte dell’impero Parmalat) hanno inflitto all’ex numero uno della Bpi, Gianpiero Fiorani, la pena di 3 anni e 8 mesi di reclusione.

Condannato con lui anche il patron della Parmalat Calisto Tanzi, a 9 anni e 2 mesi. Fiorani era entrato nel processo per un finanziamento da 25 milioni di euro concesso dalla Banca Popolare di Lodi a Tanzi nel 2003, che sarebbe dovuto servire per per realizzare l’aumento di capitale di Parmatour. Nonostante secondo le fiamme Gialle il banchiere sapesse già del precario stato di salute dell’azienda. Tanzi concesse allora due garanzie: l’ipoteca sull’azienda agricola Pisorno (proprietà di Sata, una delle società cassaforte della famiglia) e la cessione di un credito futuro da ottenersi con la prevista vendita dell’area dello stabilimento ex Polenghi di Lodi.