Lodi, 13 dicembre 2011 - Rifiuti in odor di criminalità. Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Lodi ha disposto il rinvio a giudizio per tutti gli 11 indagati, tra cui il socio unico della ditta «Italia 90» Claudio Demma e due ex tecnici comunali del municipio di Sant’Angelo Lodigiano, Giuseppe Tacchini e Stefano Porcari.  Per gli investigatori l’azienda, con sede a Ospedaletto Lodigiano, vinceva le gare d’appalto nel settore dello smaltimento rifiuti  anche grazie a atti violenti e intimidazioni nei confronti dei concorrenti. Ipotizzate pure minacce a funzionari delle stazioni appaltanti, indotti a svelare informazioni segrete.

 

Gli imputati sono accusati a vario titolo di estorsione, turbativa d’asta, rivelazione di segreto d’ufficio, falso ideologico, falso e truffa ai danni di diversi comuni del lodigiano. Tra questi Sant’Angelo Lodigiano, Maleo e Fombio, che avrebbero pagato lo smaltimento della spazzatura molto più del dovuto. Solo S il cui appalto per lo smaltimento rifiuti del valore di cinque milioni di euro sarebbe stato «dirottato» per l’accusa a favore di Demma nel 2008, si è finora costituito parte civile. «Non avevamo dubbi sull’esito dell’udienza — ha detto l’avvocato Sinatra, che difende Demma —. Ora andremo a difenderci al processo».

 

L’inchiesta era iniziata nel 2009, quando gli amministratori di Zelo Buon Persico, dopo che «Italia 90» nella gara per l’appalto per lo smaltimento rifiuti, avevano chiesto informazioni alla prefettura di Palermo. Emerse così che i gestori della società erano Maria Abbate e Claudio Demma, sorella e cognato di Luigi Abbate, detto «Gino ‘u mitra», esponente di spicco della cosca mafiosa di Porta Nuova a Palermo. Ritenuta riconducibile a quest’ultimo, l’azienda è poi finita sotto sequestro in aprile nell’operazione «Città Pulite».