Lodi, 30 novembre 2011 - Può una tazzina di caffè ledere l’immagine del dipendente pubblico? Per il sindaco di Mulazzano Abele Guerini pare proprio di sì, almeno stando alla direttiva che nei giorni scorsi è stata emanata nei confronti di tutti i dipendenti del Comune da lui amministrato: «Il sindaco, a salvaguardia dell’immagine del dipendente pubblico, comunica che i dipendenti di questo Comune devono astenersi dal recarsi durante l’orario di servizio al bar o presso le scuole per il consumo di caffè o altre bevande». La notizia ha colto di sorpresa i diretti interessati, e spaccato l’opinione pubblica in due. «Non è giusto: un caffè ogni tanto ci vuole — commenta Alberto Cid, ambulante del mercato —. Anche il mio capo non lo nega mai. Permette di staccare con la testa due minuti, per permettere poi di riprendere al meglio». «Questa decisione mi pare un po’ una cavolata — commenta anche Rossella Palazzi — Se dura 5 minuti che male c’è? So che anche la Cassazione ha emesso una sentenza al riguardo poco tempo fa: si può dire che sia quasi un diritto».

Il riferimento è alla sentenza della Corte di Cassazione n°4509 dell’8 febbraio 2011, in cui gli ermellini hanno decretato all’interno di una causa di lavoro che tutte le pause finalizzate al recupero delle «energie psico-fisiche» fanno bene al lavoro, in quanto dopo la pausa segue un «migliore espletamento del servizio». «Secondo me il limite migliore è quello del buonsenso — taglia corto Roberto Valenti —. Se sono pause va bene: l’importante è che non diventino pranzi continui». Tra i sostenitori dell’iniziativa si annovera Serena Bugini: «Sono d’accordo: ci vogliono meno caffè. Si vede che c’è chi se ne approfitta.

Al massimo potrebbero accordarsi per una pausa al giorno». «L’iniziativa del sindaco è giusta — dice anche Valentino Rama —. Il lavoro è lavoro: se uno ha voglia di un caffè può berlo anche fuori dall’orario di ufficio. La Cassazione dice che fa bene? Per me sì, ma solo ai lazzaroni». «Credo che il provvedimento sia giusto — chiude Cesare Barbieri, altro ambulante di piazza Vittoria —. Anche se le pause ogni tanto ci devono essere. Ma d’altra parte il pranzo serve a quello. Non sapevo della sentenza della Cassazione, ma ritengo che come tutte le cose non si debba cadere negli abusi. Io arrivo a bere anche 10 caffè al giorno, ma il lavoro viene sempre prima di tutto. Sembra una contraddizione, ma non lo è: per noi, specie in inverno, un caffè caldo ogni tanto più che una pausa è una necessità».