Lodi, 8 ottobre 2011 - Quel viso pacioso e quei baffi sono inconfondibili. L’Italia li ha imparati a conoscere fin dagli anni ‘80, quando sui piccoli schermi televisivi di tutte le case arrivavano le immagini delle rivolte popolari in Polonia. Un uomo guidava gli operai nella difesa dei loro diritti. Anno dopo anno quel volto e quei baffi li ha visti al fianco dei più grandi sulla terra. E stringere un’amicizia di ferro con papa Woityla. Lech Walesa, 68 anni, lui stesso gigante della Storia, ha fatto il suo arrivo ieri alle 12,20 nella sede della Provincia per rispondere alle domande della stampa e incontrare una delegazione di studenti delle scuole superiori.

 

«Avete grandi opportunità, datevi da fare. Non dite mai: ci penserà qualcun altro» è stato il messaggio lasciato ai giovani dall’ex capo di Stato e fondatore di Solidarnosc. Dopo l’anteprima di giovedì sera nell’oratorio di Retegno ieri per Walesa è stata una giornata tutta nel capoluogo. Alle 11 ha parlato di fronte a circa 150 sindacalisti della Cisl. Ha indicato loro il modo migliore di agire in questa epoca moderna. Ad ascoltarlo, nella sala dei comuni di palazzo San Cristoforo, c’erano invece tre classi dell’istituto Bassi e una del Verri di Lodi. Al suo fianco Mario Uccellini, segretario provinciale della Cisl, il presidente della Provincia Pietro Foroni e la traduttrice. Il fuoco di fila delle domande è iniziato dopo poco.


Giovedì sera, ha detto di essere deluso da questa Europa, ce ne può spiegare i motivi?
«Ho combattuto il comunismo sovietico, il quale con la fine del secolo scorso ha esaurito la sua spinta propulsiva. Noi non avevamo scelta. Dovevamo andare per forza verso il capitalismo. Adesso però ci siamo accorti che il capitalismo non è poi così gustoso. La gente oggi vuole giustizia e uguaglianza. Non vuole più essere trattata male. Lo vediamo in Africa. Abbiamo ceduto la nostra vittoria ai capitalisti e ai politici. Ci sembrava di poterci fidare. Invece notiamo che le cose non vanno bene. Aumentano disoccupazione e disonestà. Credo che ci voglia un’altra mobilitazione del mondo operaio».


Da quanto tempo non veniva in Italia e che Paese ha trovato?
<MC>«In realtà vengo molto spesso. Magari in gran segreto e senza il clamore di questi giorni. Mi aspettavo più entusiasmo nelle strade. L’Italia è più triste rispetto a qualche anno fa. Sembra un Paese tormentato. Scorgo inquietudine. Si vede che qualcosa qui non va».


Che futuro vede per i sindacati?
«I sindacati erano, sono e saranno sempre necessari. Devono però cambiare strategia di lotta e usare bene tutta la tecnologia a disposizione oggi. La soluzione di un conflitto si deve sempre raggiungere tramite negoziati triangolari cui devono partecipare rappresentanti dei lavoratori, proprietari dei mezzi produttivi e istituzioni. Poi tutte le idee e le proposte devono essere messe su un computer e un cd-rom. Io ero molto più ignorante rispetto ai giovani che vedo qui davanti a me. Se io avessi le vostre possibilità farei molto di più di quello che ho fatto».
 

La Polonia come sta oggi?
«É un Paese che ha i suoi problemi, è agli inizi nell’apprendimento della democrazia. Ma anche l’Italia ne ha. Credo che in Italia sorgerà presto una nuova Solidarnosc e perché no magari un italiano avrà un Nobel per la Pace».


E l’Europa dove sta andando?
«Dobbiamo capire su quali fondamenta costruire il nostro futuro. Ogni Paese non può più tirare l’acqua al suo mulino. Ci vuole certo il libero mercato, ma il capitalismo che c’è oggi non reggerà. Si faranno avanti il populismo, la demagogia e l’anarchia. L’Egitto è già andato in questa direzione e già qualche Stato Europeo sta guardando a quell’esempio».


Quindi il messaggio ai giovani.

«L’Europa ha bisogno di persone istruite e volenterose. Fate più incontri possibili nella vostra vita. Avete grandi possibilità. Oggi si decide il volto dell’Europa, della globalizzazione. Io non avevo la vostra istruzione, ma ce l’ho fatta perché ero profondamente convinto e avevo fede in Dio».