Lodi, 25 agosto 2011 - «Intervenire su 29 Province non ha alcun senso, non produce risparmi, anzi come scrivono i tecnici del Senato, comporterebbe nuove spese, fermo restando che il ruolo delle Province e la loro collocazione nel quadro istituzionale del Paese quali enti di governo di area vasta non può in alcun modo essere messo in discussione».

Questa la presa di posizione del tavolo Upi, dell’Unione delle Province italiane, che si è riunito ieri a Roma. Il presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione, ha incontrato i presidenti delle Province sotto i 300 mila abitanti, che la manovra economica di agosto potrebbe cancellare. Insieme hanno deciso di rilanciare: «Si stralcino le norme ordinamentali dalla manovra e si approvi subito una modifica della Costituzione per rivedere in modo coerente le dimensioni di tutte le Province in modo che in ogni regione ognuno deciderà quali enti accorpare, come modificare i confini provinciali e quali eliminare, istituendo le Città metropolitane».

 

Ma il processo non sarà calato dall’alto, le esigenze delle comunità e dei territori saranno prioritarie. Le richieste saranno presentate domani nel corso dell’audizione sulla manovra prevista in Senato. All’incontro di ieri, a Roma, ha preso parte anche il presidente della Provincia di Lodi Pietro Foroni che è intervenuto argomentando le ragioni relative all’importanza del mantenimento dell’ente provinciale.

«La mia — dichiara — è una linea largamente condivisa con Upi. Gli argomenti a sostegno della manovra, non sono coerenti nei fatti nella parte relativa ai presunti risparmi preventivati. Verrebbe così meno l’essenza relativa alla soppressione delle Province, individuate, fra l’altro, con criteri alquanto discutibili che non tengono conto dei principi di sovranità e autonomia territoriale. Il decreto, inoltre, non va a perfezionare neanche i requisiti di gravità, urgenza e necessità, che giustificherebbero, almeno in parte, la soppressione di enti come il nostro, che rappresenta un punto fermo nelle diverse realtà territoriali, fortemente eterogenee che necessitano di autonome amministrazioni, che riescono direttamente a rispondere ai diversi e molti problemi dei cittadini, quali strade, economia territoriale e gestione del sociale».

 

«Il decreto, inoltre — aggiunge Foroni — è stato predisposto in un momento d’urgenza economica, per dare una rapida risposta ai mercati nel tentativo di individuare risorse da ridistribuire. È stato predisposto con dubbi requisiti di Costituzionalità, almeno nella parte che ci riguarda. Se fosse approvato senza correzioni, comporterebbe il trasferimento di tutti i dipendenti delle Province alle Regioni, vanificando ancora una volta i presunti risparmi e innescando un meccanismo d’inefficienza nella gestione del personale con uffici sovradimensionati e altri scoperti. Nel decreto inoltre non viene detto nulla sia sui molti contratti in essere sia sui mutui dei beni delle Province. Un patrimonio da gestire che sarebbe inglobato in altri patrimoni e con forti dubbi di una efficace gestione».