Lodi, 8 luglio 2011 - Zone umide lodigiane in pericolo. Sono aree prodotte dal fiume con il suo andamento sinuoso, oppure dalla falda affiorata in superficie. L’allarme è stato lanciato dal Comitato Adda sud, che ha constatato che di acqua ne è rimasta ben poca. E queste aree sono destinate a morire: «Di solito il fiume ne crea altre. Ma ora non può farlo per le sponde artificiali e la rettificazione del corso del fiume», spiega Maurizio Lozzi, presidente del Comitato. Così, una lanca che muore non verrà sostituita da una nuova: «Sono luoghi adatti alla riproduzione di molte specie», evidenzia Lozzi.

 

Tra le zone monitorate c’è la risorgiva chiamata Lanca di Soltarico, tra Lodi, Camairago e Castiglione. «Alcuni agricoltori la stanno usando come discarica per le acque di colo — racconta Lozzi —. Questo, oltre alle frane sulle sponde, ha dato il via a un processo di interramento». La risorgiva misura 50 centimetri di profondità. «Ci sono meno pesci: un tempo qui si pescava. E dire che è una zona Sic (Sito di importanza comunitaria, ndr) e una riserva botanica», afferma Lozzi.

 

Sorte simile per la risorgiva Lanca della Pagnana, bacino nato dal Lambro a Castiraga Vidardo. Nel ramo sud-sud est, la profondità raggiunge i 20 centimetri.

 

La lanca Ronchetti è ancora collegata all’Adda : «Il livello del fiume è diminuito per i lavori di abbassamento della briglia a valle del ponte di Lodi — sottolinea Lozzi —. Lavori utili, ma l’interramento così è più evidente». La lanca della Rotta è un Sic, importante per il Parco Adda sud. Negli anni Ottanta la profondità era di 4 metri. Oggi misura 50 centimetri. 


 

«L’acqua è calda e d’inverno ghiaccia: i pesci non possono vivere così — afferma Lozzi —: proponiamo un monitoraggio delle zone, per definire obiettivi e collaborare con le associazioni». L’assessore comunale ai lavori pubblici Enrico Brunetti definisce «positivo dare l’allarme». E il consigliere provinciale Emanuele Arensi (Pdl): «Ci uniamo alla coralità». Anche la legge regionale 20 agosto 1994 Piano territoriale di coordinamento del parco naturale dell’Adda sud evidenzia all’articolo 33 che le zone umide devono «essere attivamente conservate» in particolare «impedendone all’occorrenza lo spontaneo riempimento».