Casalpusterlengo, 6 luglio 2011 - Il caso Pantaeco portato in camera di Consiglio, ieri mattina, dai giudici del Tar di Milano, verrà approfondito solo il 19 luglio. Tutto rinviato, però, con una stoccata nei confronti dell’azienda che tratta rifiuti speciali in località Coste Fornaci, nel territorio di Casalpusterlengo ma su aree al confine con la frazione San Martino Pizzolano di Somaglia: fino al 19 luglio non potrà essere svolta alcuna attività lavorativa neppure nel comparto di selezione e valutazione del pattume in arrivo dall’esterno, un settore escluso dalla ordinanza di sequestro disposta l’altro ieri dalla Divisione distrettuale antimafia.

 

Esaminando il fascicolo i giudici del Tar - che in precedenza avevano accolto la richiesta di sospensiva presentata da Pantaeco contro i provvedimenti adottati il 6 aprile dalla Provincia di Lodi, consentendo all’azienda di svolgere la propria attività dal 15 giugno scorso al 5 luglio - ieri hanno invece bloccato tutto. E il 19 luglio diventa una data cruciale, perche in quella occasione i giudici del Tar hanno stabilito di pronunciarsi anche sul ricorso presentato dai lavoratori occupati in azienda nei confronti delle determine adottate da Provincia e Arpa.

 

«Ipotizzavo che il Tar avrebbe preso altro tempo prima di pronunciarsi — commenta Giancarlo Paina, direttore tecnico di Pantaeco — però in cuor mio nutrivo la speranza che la proroga a esercitare l’attività, nei settori non sottoposti a sequestro, potesse proseguire seppure in via provvisoria per consentirci di fare alcuni interventi di sistemazione. Malgrado quanto afferma il presidente della Provincia Foroni, non siamo rimasti con le mani in mano».

 

Dopo il sequestro del deposito in cui risultano ammassati 82mila metri cubi di rifiuti speciali in più rispetto alle autorizzazioni, i vertici aziendali cercano «di mettere in atto soluzioni-tampone in aiuto ai 60 dipendenti: ferie, cassa integrazione e mobilità in altri siti».