Codogno, 5 luglio 2011 - Il tribunale del Riesame di Milano ha rigettato ieri la richiesta di scarcerazione dagli arresti domiciliari per lo psichiatra di 55 anni Armando Marni, accusato di abusi sessuali nei confronti di due sue pazienti. Per i giudici nei confronti dell’uomo, ora sospeso dal lavoro nell’unità operativa di psichiatria dell’ospedale di Codogno, sussistono «gravi indizi di colpevolezza», che non ne permettono la remissione in libertà. «È la conferma di quanto già detto da noi finora — commenta Marcello Biffi, presidente dell’associazione di consumatori Consumer Point, che ha offerto assistenza legale alle vittime —. Quell’uomo non è limpido come sembra. Se non avesse fatto niente, ora sarebbe già libero».

 

Nessun commento dall’avvocato difensore del medico, Maria Teresa Zampogna, così come dalla Procura lodigiana che per bocca del pm Giampaolo Melchionna si limita a un laconico: «Le indagini vanno avanti». Sarebbero infatti in corso in questi giorni nuovi interrogatori, alla ricerca di altre presunte vittime del medico. Oltre alla prima ragazza di 20 anni e alla seconda di 25 che si sono recate dai carabinieri a raccontare quanto accaduto, il sospetto è che ci siano altre pazienti che possano aver goduto delle “attenzioni particolari” dell’uomo. Marni era stato arrestato il 2 maggio dai carabinieri di Codogno con l’accusa di abusi sessuali per poi finire ai domiciliari nella sua casa di Lodi. Secondo i pm approfittando dello stato di prostrazione psicologica delle pazienti l’uomo avrebbe costruito un rapporto sfociato poi in una vera e propria relazione. Situazione mantenuta anche con la somministrazione di psicofarmaci.

 

«Gli psicofarmaci servivano per le cure — aveva contestato la difesa del medico —. Si tratta per il resto di relazioni sentimentali, come ammesso dagli atti degli stessi pm. L’unico profilo di colpa potrebbe essere semmai sotto il profilo deontologico». L’ordinanza di custodia cautelare era stata revocata dal tribunale del Riesame il 25 maggio per un vizio di forma, ma il 6 giugno l’uomo era stato nuovamente interrogato dal gip Isabella Ciriaco che ne aveva disposto il ritorno ai domiciliari. Di fronte al nuovo ricorso della difesa si sono pronunciati ancora una volta i giudici milanesi, che hanno sancito la legittimità dell’ordinanza.

 

Sulla questione si era aperta una battaglia a colpi di carte bollate tra la difesa del giudice e l’associazione Consumerpoint, accusata di interferire sulle indagini. «Abbiamo solo sollecitato eventuali vittime a parlare con gli inquirenti — dice Marcello Biffi — se dobbiamo prenderci denunce per questo, siamo solo felici. Per quel che ne so però sotto quel fronte è rimasto tutto fermo. Ciò che importa sono solo le indagini, e soprattutto appurare la verità su cosa sia successo a quelle ragazze».