Lodi, 5 maggio 2011 - Alla vigilia dell’interrogatorio di garanzia allo psichiatra di 55 anni A.M., finito agli arresti domiciliari lunedì con la pesante accusa di aver abusato sessualmente di due sue pazienti, non si arrestano le due indagini parallele di procura e azienda ospedaliera. In questi giorni infatti all’interno del presidio ospedaliero di Codogno si stanno susseguendo gli interrogatori di tutti i medici ed infermieri che hanno lavorato con il dottore nel suo anno di permanenza nell’istituto.

«Sono circa una ventina di persone — spiega il direttore sanitario del presidio, Valerio Tagliaferri — a cui verrà chiesto se sia stato mai notato qualcosa di anomalo nel comportamento del medico. L’Azienda Ospedaliera aveva detto che con l’inchiesta interna non si sarebbe perso tempo, e così sarà».

Nel frattempo non si placa a Codogno lo choc per le manette fatte scattare da parte dei carabinieri. «In reparto c’è un’atmosfera di incredulità ed attesa — continua Tagliaferri —. Abbiamo fiducia nel lavoro della magistratura e contiamo che venga presto fatta chiarezza. Anche i pazienti si dicono stupiti, ma a quanto mi è stato riferito non c’è nessun allarmismo. Abbiamo chiesto comunque agli operatori della struttura di mantenere un basso profilo sulla questione: in una fase così delicata non ci sono gli elementi per dare ancora alcun giudizio, e vogliamo evitare processi sommari su storie ancora da verificare».

Ancora nessun esito dall’appello diffuso ieri dall’associazione Consumer point ad altre eventuali vittime a farsi avanti: «Per ora non sono arrivate altre segnalazioni — conferma Marcello Biffi di Consumer Point — ma è anche vero che sono passati solo pochi giorni. Sono anche esperienze difficili da affrontare: ci vuole tempo per metabolizzarle».

Si trincera dietro il silenzio l’avvocato difensore dell’uomo, Maria Teresa Zampogna, del foro di Milano: «Non ho ancora potuto studiare le carte dell’accusa e rimango ferma a quanto scritto nelle otto pagine dell’ordinanza di custodia cautelare. Domani il mio cliente verrà interrogato dal giudice per le indagini preliminari, e allora potrà raccontare la sua versione dei fatti sui suoi rapporti con le due donne, definite nell’ordinanza “rapporti sentimentali” che sarebbero andati al di là del rapporto deontologico tra medico e paziente». Secondo i magistrati le due donne però non sarebbero state in grado di vivere una storia in maniera consapevole, perché «in condizione di minorità psichica» rispetto al medico che le aveva in cura.